Prezzi del gas alle stelle e riscaldamento centralizzato sempre più caro. Potrebbe essere conveniente distaccarsi dall’impianto comune? E in questo caso passando all’autonomo si può avere l’Ecobonus 65%?
Una domanda che si fanno in molti non solo in vista di una riduzione dei costi immediata ma anche in funzione di un cambio di stile di vita maggiormente improntato al risparmio energetico.
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In effetti sì, qualcosa si può sicuramente fare per risparmiare, ma non distaccarsi. Vediamo perché.
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Distacco sì ma sempre spese a carico
Dal punto di vista delle regole a far testo è l’art. 1118 c.c. secondo il quale, “il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini”.
Resta comunque l’obbligo di pagare le spese di manutenzione straordinarie dell’impianto, mentre teoricamente non dovrebbero essere più a carico le spese per i consumi.
In realtà però non è così. Chi si distacca, infatti, è tenuto a pagare anche le spese per i cosiddetti “consumi involontari” dovuta sulla base dei millesimi di proprietà o dei millesimi di riscaldamento.
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I consumi involontari
Sono le stesse norme sulla contabilizzazione di calore che prevedono l’obbligo di distinguere tra:
- i consumi individuali rilevati e
- i consumi dovuti alla dispersione di calore che si ha dai tubi dell’impianto centralizzato che corrono in verticale nei muri e dunque raggiungono tutti gli appartamenti.
Anche chi si è distaccato, perciò, beneficia di questo calore aggiuntivo e di conseguenza è tenuto a pagare la quota di consumo involontario come tutti gli altri condomini. Tra l’altro se così non fosse, ossia se la quota di spese calcolata in base ai millesimi fosse ridistribuita tra gli altri condomini per questi ultimi si avrebbe un aggravio di spesa, cosa espressamente vietata dalla legge.
In sostanza a conti fatti distaccarsi dall’impianto non comporta quel vantaggio immediato che si può supporre, dato che oltre al costo della caldaia e dei consumi, si aggiunge questa quota fissa. Né si può contare su un aiuto del Fisco per abbattere il costo della caldaia autonoma.
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No all’Ecobonus per la caldaia aggiunta
Da quanto è stato istituto l’Ebobonus, ossia dal 1° gennaio 2007, è stato infatti chiarito che questa agevolazione non spetta in caso di passaggio da riscaldamento centralizzato ad autonomo in quanto proprio a causa dei consumi involontari si ha di fatto un’aggiunta e non una riduzione dei consumi.
Si può contare perciò solo sulla detrazione del 50%. Ci si deve dunque rassegnare alle bollette sempre più alte del riscaldamento condominiale, oppure a patire il freddo? Non proprio, ma si deve cambiare punto di vista e investire diversamente.
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Nuove finestre meno consumi
Se in casa fa freddo a meno di non mandare i termosifoni al massimo, infatti, e se la casa è stata costruita prima del 1990 il problema principale è sicuramente causato dalle finestre. Le finestre di legno a lungo andare cedono e non sono più in grado di garantire un’adeguata tenuta, lasciando entrare il freddo. Lo stesso problema con i vetri.
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Le finestre a doppio vetro garantiscono una trasmittanza termica di almeno la metà rispetto a quelle a vetro singolo, il che significa che fanno entrare in casa la metà del freddo, e sommando a questo la miglior tenuta degli infissi si evita una notevole dispersione di calore. Possibile, quindi, abbattere realmente i consumi.
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Per i nuovi infissi, peraltro, si può godere della detrazione del 50% come ristrutturazione senza alcuna complicazione burocratica o invio di documenti all’ENEA in quanto sostituire gli infissi con altri di diverso materiale è uno degli interventi classificati come manutenzione straordinaria. E con lo sconto in fattura si pagano la metà. Più di una caldaia, certo, ma i questo caso il risparmio sui consumi a lungo andare è davvero consistente > ne abbiamo parlato meglio in questo articolo <
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