Stop alle cessioni
Se queste misure verranno approvate il legislatore porrà rimedio a una strozzatura che sta di fatto rendendo impossibile la cessione del credito derivante dal Superbonus. Dopo le banche di piccole e medie dimensione, che in molti casi hanno già raggiunto la piena capienza nel montante di utilizzazione del credito di imposta, adesso anche i due maggiori istituti italiani — Intesa Sanpaolo e Unicredit – stanno stringendo i cordoni alle operazioni di cessione del credito. In particolare Intesa ha reso nota che da aprile non sarà più possibile la cessione di altri crediti collegati ai bonus edilizi relativi al 2021.
Intesa Sanpaolo, acquisiti 4 miliardi di crediti fiscali legati al Supebonus
Una nota di Intesa Sanpaolo sottolinea che «la banca ha sempre dato continuità e supporto al sistema delle imprese e delle famiglie anche quando la ricettività del mercato aveva subito una battuta di arresto nella seconda metà del 2021, accettando fino a quasi 20 miliardi di euro in lavori» «Se non verranno modificate le norme di riferimento, è inevitabile – aggiunge Intesa Sanpaolo – un progressivo rallentamento dell’acquisizione delle richieste fino all’uscita». Intesa Sanpaolo ha acquisito finora oltre 4 miliardi di euro di crediti fiscali collegati ai bonus edilizi, di cui circa la metà relativi alle imprese che hanno praticato il cosiddetto «sconto in fattura» e per un totale di richieste pari a circa 20 miliardi. In considerazione delle scadenze relative ai crediti per il 2021, come già comunicato «ampiamente ai propri clienti e come previsto dalla normativa vigente, da aprile non è più possibile procedere con la cessione di ulteriori crediti collegati a interventi realizzati nell’anno passato».
La posizione di Unicredit
La musica non cambia ascoltando la campana di Unicredit. «Alla luce del nuovo quadro normativo che consente la seconda e la terza cessione solo a banche e assicurazioni, Unicredit sta riscontrando un elevato volume di richieste che potrebbero comportare il raggiungimento della massima capacità fiscale possibile per la cessione dei crediti. Alla luce di questo, Unicredit, che fino a oggi ha svolto un ruolo primario nel mercato italiano dell’Eco/Sismabonus e intende continuare a svolgerlo, ha avviato una valutazione interna per poter massimizzare tutte le risorse disponibili e continuare a gestire al meglio i flussi di richiesta della clientela». Attualmente l’ammontare complessivo delle risorse iscritto a bilancio per il credito di imposta ammonta a circa 1,2 miliardi di euro senza che la banca abbia dovuto iscrivere a bilancio accantonamenti a fondi rischi o ricorrere a svalutazioni.
Le soluzioni possibili
Tra le possibili vie d’uscita da questa strozzatura che si è venuta a creare c’èa la richiesta di una rimodulazione dei tempi che porti a 10 anni il periodo di godimento del credito fiscale per tutte le tipologie di operazioni e l’ampliamento della platea delle imprese cui i privati possono cedere il credito. Non soltanto dunque banche e società finanziarie ma anche a tutte le imprese, di qualunque tipologia, che abbiano una capacità di compensazione dei crediti. A quanto sembra la politica ci sta lavorando.
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