L’agonia della cessione del credito continua, e
con essa quella del Superbonus e dei bonus fiscali
per i quali è prevista l’opzione nata con il Decreto
Rilancio. Un meccanismo che sembrava perfetto, la
soluzione per fare ripartire consumi e investimenti dopo il
lockdown, ma che in poco meno di due anni è stato totalmente
stravolto e già mostra segni di ruggine piuttosto pericolosi.
Superbonus e cessione del credito: stop dalle banche
Ultima solo in ordine temporale, la quasi certa chiusura
delle piattaforme di cessione per l’acquisto dei
crediti da parte dei due colossi bancari italiani, Intesa
Sanpaolo e UniCredit: i plafond a
disposizione non sono illimitati e se le norme consentono, dopo una
prima cessione libera, soltanto due ulteriori cessioni
esclusivamente a istituti bancari e assicurativi, anche questi
prima o poi sono destinati ad andare in palazzo (per rimanere in
tema edilizio).
Ma come si è arrivati a questo punto? Riepilogando brevemente,
queste le pietre miliari relative alla cessione del credito:
- l’opzione è stata istituita con l’art. 121 del Decreto
Rilancio, senza prevedere alcun limite né di importo, né di numeri
di cessioni, né eventuali asseverazioni delle spese; - con il D.L. n. 4/2022 (Decreto sostegni-ter) e
il D.L. n. 13/2022 (Decreto frodi), quest’ultimo
abrogato e rimesso nella legge di conversione del primo (la n.
25/2022), è stata eliminato il meccanismo di cessione del credito
infinita, limitandolo prima a 1, poi a 2 e infine a 1+2 possibili
cessioni.
In particolare le due cessioni possono essere effettuate solo in
favore di:
- banche e intermediari finanziari iscritti all’albo previsto
dall’articolo 106 del testo unico delle leggi in materia bancaria e
creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n.
385; - società appartenenti a un gruppo bancario iscritto all’albo di
cui all’articolo 64 del predetto testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia; - imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia ai
sensi del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto
legislativo 7 settembre 2005, n. 209.
Le difficoltà dei cessionari
Come abbiamo già sottolineato più volte, il sistema ha
cominciato un’involuzione che al momento sembra portare al
collasso. E a testimoniarlo ancor di più, il
probabile dietrofront di Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Le banche sottolineano infatti l’impossibilità a procedere con
nuove richieste: basti pensare che Intesa, che ha finora acquisito
con i bonus edilizi 4 miliardi di crediti
fiscali, ha già ricevuto richieste per quasi 20
miliardi di euro. Stessa cosa per Unicredit, anche se con
numeri più piccoli, con impegni pari 1,2 miliardi di euro.
Persino Poste Italiane, che ha messo a disposizione un tetto di 9
miliardi, si trova potenzialmente in difficoltà, considerato che
l’ultimo report ENEA ha registrato, solo per
lavori da Superbonus detrazioni per 18,7 miliardi di euro.
Lo stallo rischia di aggravarsi ancora di più, soprattutto per
due ragioni:
- già molti istituti bancari più piccoli hanno raggiunto la
capienza, con la conseguenza che le domande di cessione si spostano
inevitabilmente su quelli più grandi; - il meccanismo della cessione, sempre nei confronti di istituti
bancari e assicurativi, è stato esteso anche ai crediti di
imposta per imprese energivore e gasivore, per un valore pari a
quasi un miliardo di euro. In sostanza, la coperta diventa sempre
più corta.
Il silenzio del Governo
Nel frattempo si aspetta una mossa dal Governo, che aveva
promesso di affrontare dopo il DEF la questione sull’eventuale
proroga per il SAL al 30% per i lavori Superbonus
sulle unifamiliari, attualmente in scadenza al 30
giugno 2022 e per trovare una soluzione al problema della cessione
dei crediti.
Al momento le ipotesi più accreditate vedono l’introduzione di
una quarta cessione del credito, con possibile
frazionamento qualora esso sia ceduto ai propri correntisti anche
in maniera frazionata per importo e annualità.
Tra le tante incognite, c’è solo una certezza: la soluzione va
trovata presto, o il meccanismo già piuttosto provato, si
incepperà del tutto.
Source: lavoripubblici.it
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