Nel corso del 2021 le società di capitale italiane hanno visto complessivamente cambiare oltre 35 mila titolari effettivi. I settori più interessati da queste variazioni negli assetti proprietari sono l’edilizia, la ristorazione, i servizi informatici , i giochi/scommesse e l’ingrosso di autoveicoli.
Il dato emerge dal recente report “Aml monitor. Segnali di rischio di riciclaggio nei diversi settori e territori” predisposto da Cerved, la società che gestisce la più grande banca dati nel nostro paese, e pubblicato sul proprio sito internet. Il documento mette in evidenza il fatto che a livello regionale, l’incidenza del fenomeno della variazione di titolarità effettiva è particolarmente elevata nel Lazio (4,4%) e in Campania (4,2%), mentre gli aumenti più consistenti si registrano in Molise (+15,4%) e nelle Marche (+13,4%).
Nel corso dell’ultimo anno il comparto edilizio ha fatto registrare un boom delle nascite (+56,4%), con una crescita della natalità che pare anomala ma certamente influenzata dai diversi incentivi pubblici introdotti nel settore (superbonus 110%, bonus facciate ecc.). Nell’edilizia, si registra anche un aumento dei cambi di titolare effettivo nettamente superiore alla media (6,0% vs 1,3%).
Alcuni comparti (giochi e scommesse e strutture ricettive) associano variazioni del codice ateco, descrittivo dell’attività svolta, a una forte crescita dei nuovi titolari effettivi subentrati ai precedenti; tali situazioni risultano più diffuse nelle regioni del Centro-Sud dove più alto risulta anche il rischio di infiltrazioni in tali società da parte della criminalità organizzata.
Sono risultati particolarmente appetibili agli imprenditori o investitori esteri i settori delle lavanderie industriali, l’ingrosso del vestiario, calzature e pelle e il vino: in questi ambiti si sono, infatti, registrate il maggior numero di variazioni di titolari effettivi con sostituzione del precedente titolare con un nuovo avente codice fiscale straniero.
I settori che hanno visto variare in positivo il numero degli operatori attivi sono stati quelli del commercio on line (dato piuttosto prevedibile in considerazione della progressiva crescita degli acquisti fatti su internet durante il periodo pandemico), quello dell’organizzazione di fiere e convegni (dato che invece sembra essere poco comprensibile in ragione della riduzione drastica degli eventi in presenza) e quello dell’autonoleggio che sembra invece riflettere un uso sempre più promiscuo dei mezzi di circolazione sia per motivi di comodità che di economicità.
Tra i settori più esposti al rischio di riciclaggio vengono invece indicati quello della produzione di energia elettrica (12.2%), quello dell’industria discografica (7.9%), quello dei club sportivi ( 6.4%), quello della consulenza societaria (6.0%) e quello della costruzione di infrastrutture (5.8%). Nessuna significatività risulta invece associata al mondo degli operatori in criptovalute o non fungible token (NFT): il fenomeno risulta probabilmente ancora poco conosciuto o comunque non facilmente monitorabile.
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