Oltre 500 imprese con più di 100 milioni di euro bloccati nei cassetti fiscali in tutta la Città Metropolitana di Firenze. È la proiezione, prudenziale, effettuata da Cna Firenze elaborando i risultati di un’indagine che ha coinvolto 50 imprese dei comparti edilizia, installazione e serramenti che stanno pagando lo scotto della stretta, imposta per legge, a sconto in fattura e cessione del credito applicati ai bonus edilizi. L’indagine svela che il 53% delle imprese con le spalle al muro opera nell’impiantistica, il 42% nell’edilizia e il 5% nella produzione. Il 30% deriva da lavori del superbonus 110% e lavori trainati (ecobonus), il 31% da lavori dell’ecobonus tradizionale, il 28% da lavori del bonus edile tradizionale e solo il 11% anche da lavori del bonus facciate. “La priorità delle imprese, soprattutto quelle artigiane di piccole dimensioni, è recuperare i crediti concessi ai clienti tramite sconto in fattura per i lavori effettuati – spiega Giuseppe Gennaro, presidente di Cna costruzioni Firenze – Ci sono aziende che hanno applicato lo sconto in fattura e che non sanno a chi cedere quei crediti”.
Il meccanismo della cessione e dello sconto in fattura per le piccole imprese ha senso solo a condizione che il bonus ricevuto nel proprio cassetto fiscale possa essere ceduto a un soggetto finanziario per rendere liquido il credito e sostenere le spese correnti aziendali, come salari, materiali, stipendi, Iva e tributi vari. “Notoriamente Intesa San Paolo e Unicredit non acquistano più crediti. Banca Popolare dell’Emilia-Romagna ne accetta, ma solo per i propri clienti e per imprese nate prima del 2020. Unipol accetta solo crediti che rientrano in determinati parametri. Le Banche di Credito Cooperativo si muovono a macchia di leopardo e quasi tutte hanno esaurito il plafond. Banca Cambiano, che sembrava avere disponibilità, ha sospeso la ricezione di nuove pratiche e, pare, anche Bnl. Il canale di Poste Italiane molto utilizzato dalle piccole e medie imprese è stato chiuso in modo repentino. Si è fatta una legge che prevede il meccanismo della cessione del credito, ma con successivi aggiustamenti si è ristretto il campo dei soggetti a cui cederlo fino alla loro estinzione: un paradosso” chiarisce Annalisa Cipriani, responsabile economico finanziario Cna Firenze. Quanto al correttivo appena apportato alla normativa con la quarta cessione del credito, per Cna è un controsenso, sia perché ogni passaggio ha un costo finanziario che fa lievitare la spesa complessiva per gli interventi, sia perché apre le porte alla speculazione, portando benefici al mondo finanziario piuttosto che alle imprese reali. “Chiediamo – conclude Gennaro – un intervento del Governo sull’ABI affinché le banche cessino di fare muro o perché si assuma i crediti attraverso Cassa Depositi e Prestiti”.
Rossella Conte
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