Continuano le indagini sull’ultimo cantiere edilizio posto sotto sequestro a Terracina, nell’area dell’ex Corafa. I finanzieri della II Squadra navale di Terracina, congiuntamente ai colleghi della Sezione operativa navale di Gaeta, che insieme al loro comandante, il capitano Aurelio Borgese, hanno apposto i sigilli al maxi complesso residenziale in corso di ultimazione, stanno ora approfondendo alcuni dettagli emersi dalla documentazione acquisita.
Un sequestro di iniziativa, preventivo, quello posto in essere il 4 maggio scorso lungo l’Appia, all’ingresso settentrionale della cittadina, finalizzato ad evitare la prosecuzione di eventuali reati. Sarà il Gip del Tribunale di Latina a decidere sull’eventuale convalida. L’intervento edilizio in questione è frutto di un permesso a costruire rilasciato dal Comune di Terracina nel 2021 per la demolizione dei vecchi capannoni dell’attività della Corafa, dedita alla commercializzazione di laterizi, e la ricostruzione, con cambio di destinazione d’uso, di 64 appartamenti distribuiti su due fabbricati. Un permesso a costruire rilasciato ai sensi della legge regionale sulla rigenerazione urbana, applicando nel caso specifico un aumento di cubature del 20%. Tutto regolare? Le indagini degli uomini del capitano Borgese sono partite da una serie di segnalazioni volte a chiedere lumi sul maxi edificio, laddove la variante urbanistica Nord Ovest avrebbe consentito sulla base delle norme tecniche la realizzazione, all’interno del comparto 29, quello d’interesse, di edifici di tre piani al massimo, per un’altezza non superiore a 11 metri e mezzo.
E invece all’ex Corafa hanno tirato su due palazzi da sette piani, considerando anche i locali tecnici in odore di essere trasformati in superattici. Le cubature sviluppate in altezza, avrebbero favorito la realizzazione delle aree condominiali e di parcheggio, altrimenti impossibili volendo sfruttare il massimo delle cubature. Il permesso a costruire rilasciato avrebbe fatto leva sulla deroga consentita dal decreto ministeriale 1444 del 1968 in base alla quale si poteva raggiungere l’altezza dei palazzi limitrofi. Tutto vero, ma applicabile solo per le zone B del Piano regolatore e non per le zone C come quella della Variante Nord Ovest hanno eccepito gli investigatori delle Fiamme gialle. C’è poi anche la questione della premialità del 20%. Nel caso specifico poteva essere applicata? Se non ci fosse stato il vincolo della Variante si sarebbe potuti arrivare fin su al sesto/settimo piano? Ruota attorno a questi interrogativi uno degli approfondimenti in corso da parte dei finanziari. Sotto la lente la legge sulla rigenerazione urbana, che secondo alcune interpretazioni consentirebbe in caso di demolizioni di siti produttivi il 10% e non il 20%.
L’altro nodo da sciogliere è se fosse legittimo il contributo ottenuto dagli acquirenti, degli appartamenti in gran parte già venduti, relativo al superbonus 110. Per ora sono state deferite alla Procura quattro persone per abusivismo edilizio. Si tratta dei due amministratori della Gdg Immobiliare, la società titolare dell’area e committente dei lavori, l’amministratore della M.G., la società esecutrice delle opere, e il direttore dei lavori.
Rita Cammarone
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