Il mercato dell’auto in Italia è un vero disastro. Anche nel Continente, però, non va molto meglio. Il Belpaese nei primi 4 mesi dell’anno è quello più nel baratro, sia in percentuale che in termini assoluti, fra i 30 paesi europei (i 27 UE più gli Efta e UK). Al di là della crisi economica generale, e delle problematiche contin- genti del settore, la brusca frenata tricolore è facilmente spiegabile. È stata una manovra a tenaglia. Da una parte, il nostro paese è stato uno dei pochi a non avere avuto nessuna forma di incentivazione in questa prima parte dell’anno perché i nostri ecobonus non erano strutturali ma a singhiozzo. Dall’altra, gli aiuti sono stati così tante volte annunciati che, chi non era costretto, ha rimandato l’acquisto. Il risultato e sotto gli occhi di tutti.
Ad aprile in Italia la flessione è stata del 33%, nei 4 mesi del 26,5%, nessun altro si è spinto così in basso. Ora il peggio è passato poiché i bonus ecologici stanno per partire e sono destinati a durare nel tempo. La situazione europea, però, dimostra che non si tornerà più ai tempi della pre-pandemia perché tutto lo scenario è cambiato per l’effettiva partenza della transizione energetica fortemente voluta dall’Unione e da tutti gli Stati che ne fanno parte. I costruttori hanno ripetutamente avvertito che il cambio avrebbe portato conseguenze, ma sono stati invitati ad andare avanti. Adesso è troppo tardi per avere ripensamenti e i dati Acea sono lì a confermarlo.
In Europa nell’ultimo mese le vendite sono crollate di oltre un quinto (-20,2%)ed il volume raggiunto (appena 830.447 immatricolazioni) è stato il peggiore da quando sono rilevati i dati se si esclude il 2020 quando c’era il lockdown (non solo degli showroom ma anche delle fabbriche). Sembra strano, quindi, che il nostro mercato possa fare meglio della media europea ed il trend attuale, che proiettava a fine anno un misero 1,1 milioni di unità, forse beneficerà di 200 mila vendite in più chiudendo il 2022 a 1,3 milioni di esemplari, sempre sotto allo scorso anno. I motivi di questa svolta sono tutti noti e di facile comprensione.
Costo più elevato dei veicoli ecologici, carenza di quelli di vecchia generazione poiché i costruttori li producono con prudenza per il timore di non venderli. Infatti, c’era d’aspettarselo, la comunicazione ha preceduto l’industria ed i consumatori vorrebbero acquistare vetture che in realtà ancora non ci sono. Poi, specialmente la Penisola, è clamorosamente indietro nell’avere un rete di ricarica un minimo adeguata. Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha intuito quanto importante sia la partita, ma è impossibile fare miracoli.
Il governo, coperture economiche permettendo (tutte le iniziative devono passare al vaglio di Franco), è di sposto ad accogliere gli aggiustamenti proposti dal comparto. In un “question time” ieri ha annunciato «ci sarà un nuovo dpcma sostegno dell’offerta dopo quello a sostegno della domanda». Il giorno precedente aveva aperto all’estensione degli ecobonus anche alle aziende.
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