Venne definito il “terremoto industriale” e causò 28 morti, 300 feriti, 45mila sfollati e danni per 12,2 miliardi di euro. Dieci anni fa, nella notte tra il 19 e il 20 maggio del 2012, il Comune di Finale Emilia, in provincia di Modena, fu epicentro della prima scossa di magnitudo 5.9. Pochi giorni dopo, il 29 maggio, un’altra scossa di magnitudo 5.8, con epicentro tra i comuni del modenese Medolla e Mirandola, alle 9 colpì l’Emilia-Romagna. A distanza di dieci anni dai fatti, la Regione ha diffuso i dati relativi alla ricostruzione pubblica e privata.
All’interno del cosiddetto ‘cratere sismico’ sono rimasti 15 Comuni, a fronte dei 59 iniziali appartenenti alle province di Modena, Bologna, Ferrara e Reggio Emilia. In questi anni sono stati concessi contributi per circa 6,5 miliardi di euro, di cui oltre cinque già liquidati.
La ricostruzione delle opere pubbliche, usando le parole del sottosegretario alla presidenza della giunta dell’Emilia-Romagna, Davide Baruffi, “sono ancora a metà del guado”. A fronte di 1,4 miliardi di euro messi a disposizione (un miliardo solo dai fondi del Commissario delegato alla ricostruzione), su 1.708 interventi sono 651 i lavori conclusi (38%), mentre sono 611 quelli ancora in corso (35%) e sono 446 gli interventi in progettazione (26%). Per quanto riguarda le abitazioni, gli edifici completati sono 8.414, che corrispondono a 17.254 abitazioni e 5.972 attività economiche. In questo caso il totale dei contributi erogati ammonta a 3,16 miliardi, di cui 2,75 liquidati. Tuttavia, 552 famiglie usufruiscono ancora del contributo di assistenza alla popolazione, il 34% in meno rispetto al 2021.
Per la ricostruzione delle attività produttive – relative ai comparti dell’industria, dell’agricoltura e del commercio – le domande di contributo approvate sono 3.463, per un totale di 1,9 miliardi di euro concessi, di cui 1,7 liquidati. Inoltre, per la messa in sicurezza degli immobili produttivi non danneggiati, l’Inail ha messo a disposizione di 1.550 imprese circa 61 milioni di euro. Per la rinascita dei centri storici compresi nel perimetro del ‘cratere ristretto’, sono stati finanziati attraverso sei call 955 progetti – 763 dei quali risultano conclusi – per un importo di oltre 53 milioni di euro di contributi. Gli edifici religiosi danneggiati dichiarati inagibili dopo le scosse furono 325 su un totale di 495: sono state stanziate risorse per 346 milioni di euro e a oggi sono 330 le chiese recuperate e riaperte al culto. Sulle strutture sanitarie danneggiate gli interventi furono suddivisi tra quelli in fase emergenziale (finanziati per 155 milioni di euro dal Fondo di solidarietà dell’Unione europea) e interventi nel programma delle opere pubbliche e dei beni culturali attuati attraverso i Piani annuali dalle singole Ausl (previsti 27 interventi per un totale di 105,5 milioni di euro).
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