C’era una volta il superbonus: da giugno 2021 il governo prevedeva il rimborso del 110% alle imprese edili per le spese e le fatture per i lavori di ristrutturazione edilizia ed efficientamento sismico energetico nei condomini. Tutto finito in una bolla di sapone: da mesi le banche hanno bloccato i crediti e l’erogazione dei rimborsi, al punto che adesso le imprese hanno dovuto chiudere le pratiche senza prendere soldi e per i dipendenti si apre lo spettro del licenziamento.
Una beffa dopo le illusioni della scorsa estate sulla ripartenza dell’edilizia. L’allarme arriva da Confapi, l’associazione delle medie imprese edili di Roma e Lazio. “Le aziende con contratti in corso aperti nell’ultimo anno grazie al superbonus sono adesso costrette a bloccare i lavori e a fermare i ponteggi a causa del mancato pagamento del credito da parte delle banche”, spiega il presidente regionale di Confapi Massimo Tabacchiera.
Secondo Confapi da novembre 2021 tutte le principali banche e anche Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti hanno prima rallentato e poi bloccato il pagamento dei rimborsi alle imprese edili. “Ci rispondono che il nuovo decreto aiuti del governo non agevola la libera circolazione dei crediti”, replica Tabacchiera, “nonostante la clausola che permette alle banche di rivendere il credito aperto grazie al superbonus”.
A Roma rischiano di chiudere almeno mille aziende e più di 6mila dipendenti sono in procinto di finire in cassa integrazione e poi di essere licenziati. “Ma bisogna moltiplicare per dieci questi numeri se consideriamo tutto l’indotto e i fornitori di infissi e materiali edili”, conclude Tabacchiera. I titolari delle imprese schiumano rabbia. “A breve fermerò i miei cantieri ad Anzio e Fregene e non posso avviare i lavori già pronti a Roma in via Aurelia e in via Cortina d’Ampezzo: non ho più la certezza di rientrare con le spese e le fatture che dovrò emettere per comprare i materiali e pagare i fornitori”, spiega A.C, titolare di una impresa edile attiva nella Capitale da oltre 30 anni e associato alla Confapi.
Il suo è un grido di dolore. “Finora in questo anno ho emesso fatture per 2 milioni e 100mila euro ma per portare a termine i miei cantieri ho speso 1 milione e 800 mila euro che le banche non mi vogliono rimborsare: rischio il fallimento e ho dovuto già vendere uno dei due appartamenti che avevo comprato per i figli in 40 anni di lavori e mi accingo a vendere anche il secondo. E non è tutto: ho dieci dipendenti di cui 8 operai e 2 tecnici, e sarò costretto a licenziarli. Siamo al paradosso che le imprese che hanno fatto truffe si sono arricchite e gli onesti ora rischiano di chiudere”.
Le truffe sul superbonus ci sono state, inutile nasconderlo. “È vero, soprattutto sui lavori di rifacimento delle facciate dei palazzi ci sono state imprese messe in piedi apposta per prendere il superbonus”, conclude A.C. “Ma a noi risulta che sui lavori di rifacimento energetico e sismico queste truffe riguardano solo il 3% delle imprese. E ora tutti gli onesti ne piangono le conseguenze”.
Source: roma.repubblica.it
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