In Italia solo il 5% circa del settore del riscaldamento è alimentato da rinnovabili ed è a emissioni zero. È quanto emerge da uno studio Elemens, “Dal Gas alle rinnovabili. Scenari e benefici economici dalla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici”, elaborato a marzo per Legambiente e Kyoto Club. Più nel dettaglio, sono 17,5 milioni (su circa 26 milioni in totale) le abitazioni tricolori che sfruttano caldaie a gas per il riscaldamento.
Rivoluzione incentivi, stop alle caldaie a gas sì alle pompe di calore
Il principale vettore energetico utilizzato per il riscaldamento degli edifici è il gas naturale (59,5% dell’energia fornita). Seguono le biomasse solide, che rappresentano il 28 per cento del totale (principalmente legname e cippato) e i prodotti petroliferi (8%). Le caldaie a gasolio in Italia sono ancora oggi ampiamente utilizzate nelle grandi città come nelle aree montane non metanizzate. La cogenerazione pesa infine per quasi il 4 per cento, mentre restano marginali le soluzioni elettriche come le pompe di calore e i boiler elettrici o il solare termico (1% del totale). Al festival dell’Economia di Trento anche l’ad di Enel, Francesco Starace, è tornato a insistere sulla necessità di sostituire gradualmente le caldaie a gas per riscaldamento con sistemi a pompe di calore, così da ridurre il consumo di gas per usi civili. In questo modo, in un periodo di circa dieci anni, il consumo di gas per usi civili si ridurrebbe di circa 10 miliardi di metri cubi, stando alle stime. In Italia, si legge sempre nello studio, la maggior parte dei consumi degli utenti residenziali sono finalizzati proprio al riscaldamento delle abitazioni (21,32 Mtep, pari al 67% del totale), mentre il restante 33% è destinato ad altri usi quali l’acqua calda sanitaria, il raffreddamento, l’illuminazione e le apparecchiature elettriche.
Nelle metropoli
Le grandi città, inoltre, sono tipicamente caratterizzate da impianti centralizzati alimentati a gas e gasolio. Se il gas pesa per oltre il 60% dei consumi per il riscaldamento, una quota pari a circa 24 miliardi di metri cubi, il riscaldamento pesa invece per circa il 35% dell’uso complessivo di gas in Italia. Nonostante le misure di efficientamento energetico sugli edifici abbiano ottenuto dei risultati nell’ultimo decennio in termini di riduzione dei consumi di energia primaria, il risparmio di gas ottenuto è stato contenuto evidenzia sempre Legambiente ed è peraltro andato progressivamente a decrescere (0,3 miliardi di metri cubi grazie agli interventi realizzati nel 2020 contro gli 0,8 miliardi di metri cubi del 2011). Le caldaie a condensazione sono fra gli interventi di efficientamento più frequenti poiché godono di un elevato livello di sostegno: ammontano a 133mila le caldaie incentivate dall’Ecobonus nel 2020. Risultato? Anche Legambiente è d’accordo sul fatto che per ridurre i consumi di gas e la dipendenza dal gas russo è fondamentale intervenire sulla prima voce di consumo in Italia, ossia il settore civile: «Al 2025 si possono ridurre i consumi di gas di circa 5,4 miliardi di metri cubi per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metri cubi, ma serve una politica per passare dal gas alle rinnovabili in edilizia, in modo da ridurre le bollette delle famiglie e creare lavoro in Italia».
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Gli aiuti
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenuto pure lui al festival dell’Economia di Trento, ha fatto notare che i 200 euro una tantum messi in pista dal governo Draghi non bastano a risolvere il problema del caro energia. Anche secondo le associazioni dei consumatori il bonus bollette da 200 euro in arrivo non è sufficiente. Stando poi all’ultimo Rapporto Eurispes, in questa fase in Italia oltre il 45 per cento delle famiglie è costretta a usare i risparmi per arrivare a fine mese e più del 34 per cento affronta con grande fatica il pagamento delle utenze di gas e luce.
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