La richiesta dei bonus edilizi è diventata ormai una corsa a ostacoli, senza alcuna garanzia di arrivare alla meta, ovvero di ottenere il credito a cui si ha diritto. A cominciare dal Superbonus 110%, le cui richieste ad oggi sono già superiori alle risorse stanziate dal Governo. Un nuovo stop, che include anche le altre agevolazioni, arriva adesso dalle banche: in molte, a cominciare da Intesa San Paolo, hanno esaurito lo spazio per acquistare altri crediti e quindi scoraggiano l’invio di nuove pratiche di cessione.
Non solo: sulle pratiche già in corso, a partire dal 1 luglio, si applicheranno costi più elevati e quindi i crediti per i consumatori finali saranno in pratica ‘svalutati’, col risultato che chi cede ad esempio un credito da 100 euro se ne vedrà rimborsare meno di 90. La cattiva notizia per chi ha inoltrato da poco le nuove richieste di cessione del credito è arrivata con una lettera via posta: «L’elevato flusso delle richieste pervenute» di cessioni di crediti edilizi «ha purtroppo comportato l’esaurimento della nostra possibilità di compensare» tali crediti, ha scritto Banca Intesa ai suoi clienti. Tutto dipende da un meccanismo stabilito per legge: gli operatori del mercato hanno «un vincolo di compensazione» che li obbliga ad avere crediti fiscali, come quelli edilizi, non superiori al livello di imposte e contributi versati dalla banca. Intesa ha raggiunto questo limite, e molte altre sono sulla stessa strada. Con la conseguenza che l’acquisizione dei crediti, già resa complicata nei mesi scorsi dai diversi limiti imposti alle cessioni multiple, si sta fermando di nuovo per tutti. Banca Intesa spiega che potrebbe «riacquistare operatività» in tale ambito «qualora il contesto normativo dovesse cambiare».
La possibilità di nuove modifiche alla normativa, ormai oggetto praticamente costante di cambiamenti, c’è. La politica, in particolare il Movimento 5 Stelle, lavora su questo fronte. La strada è il decreto aiuti, che è in fase di conversione, ha ricevuto migliaia di emendamenti e aspetta ora di vederne la scrematura definitiva. Di certo, negli emendamenti che andranno al voto resterà quello che punta a rimettere in piedi il meccanismo inceppato di cessione dei crediti. Per aggirare il problema dello spazio fiscale esaurito, il M5S propone, per i crediti oggetto di acquisto successivamente al 1° gennaio 2022, la possibilità per banche e assicurazioni «di un ulteriore utilizzo» per sottoscrivere le emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali con scadenza non inferiore a 5 anni.
«La proposta che viene dal sistema bancario è la strada giusta e permetterebbe di risolvere il problema serissimo delle imprese con i cassetti fiscali pieni e dall’altro lato aiuterebbe il mercato dei titoli di stato», afferma Riccardo Fraccaro, del M5S. «In questo momento la priorità è non far fallire le imprese che hanno creduto nello Stato e ora si sentono tradite. Visto l’andamento dei titoli con lo spread sempre più in alto questo strumento permetterebbe infatti sia alle banche di sbloccare la cessione del credito e svuotare i cassetti fiscali delle imprese sia di incentivare la domanda di titoli di Stato», conclude Fraccaro.
Source: lastampa.it
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