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Superbonus 110% e bonus edilizi, liberalizzazione mercato dei crediti – Lavori Pubblici

Nell’attesa di un nuovo possibile intervento normativo che
modifichi ancora il controverso meccanismo per la cessione
del credito
, sul tema è intervenuto anche il
Consiglio nazionale dei commercialisti, con una
lettera inviata dal presidente nazionale Elbano de Nuccio, al
presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Ministro dell’Economia,
Daniele Franco, al Presidente della commissione finanze della
Camera, Luigi Marattin e al direttore dell’Agenzia delle Entrate,
Ernesto Maria Ruffini.

Cessione del credito, intervengono i commercialisti

Un vero e proprio appello a favore di un intervento normativo
che ripristini per le banche la possibilità di cedere
liberamente i crediti acquisiti
, indipendentemente dalla
natura soggettiva del cessionario. In questo modo, secondo il
Consiglio, si potrebbe preservare un meccanismo normativo prezioso
come quello della monetizzazione dei bonus
edilizi
, evitando che l’intero comparto dell’edilizia
subisca conseguenze irreparabili, senza comunque sacrificare le
misure a contrasto di utilizzi indebiti delle agevolazioni.

Non solo: potrebbe essere la soluzione per uscire dallo stallo
dovuto all’incertezza normativa “che ha innescato un effetto
domino partito dalle banche, costrette a bloccare l’acquisto dei
crediti avendo esaurito la capienza per la compensazione, che si è
poi riversato sulla filiera delle costruzioni, mettendo a rischio
cantieri già avviati e interventi pianificati da tempo a causa
della drammatica carenza di liquidità conseguente all’impossibilità
di monetizzare i crediti acquisiti”.

Sottolinea de Nuccio che questa soluzione non presenta profili
di rischio di frodi, in quanto, oltre ai controlli preventivi come
visto di conformità e attestazione di congruità dei costi e ai
presìdi antiriciclaggio già previsti dal D.L.
Antifrodi
, “il sistema bancario offre ampie ed
ulteriori garanzie, avendo fin dall’origine implementato procedure
subordinate a rigorose e selettive due diligence che, seppur non
previste normativamente, sono divenute ormai prassi
consolidate”.

Le proposte al Governo

Un’altra possibile strada potrebbe essere la concessione di un
maggior termine per la compensazione da parte dei
soggetti cessionari dei crediti di imposta, il cui utilizzo in
compensazione è attualmente previsto con le stesse modalità con le
quali sarebbero stati utilizzati dal soggetto beneficiario-primo
cedente.

Sottolinea de Nuccio che “Quello che serve è ripristinare un
clima di fiducia per i soggetti interessati all’acquisto dei
crediti e sbloccare un meccanismo ormai inceppato”
. Il numero
uno dei commercialisti suggerisce di ribadire ulteriormente, in via
normativa o interpretativa, che i cessionari dei crediti
d’imposta
non possono essere considerati responsabili,
salvo i casi di concorso, della mancata sussistenza, anche
parziale, dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta
e rispondono dunque solo per l’eventuale utilizzo dei crediti
medesimi in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al
credito d’imposta ricevuto.

“Queste soluzioni darebbero un nuovo impulso per innescare
un meccanismo virtuoso –
 conclude de Nuccio – oltre
che sicuro sul piano del contrasto ad eventuali condotte
fraudolente, di smobilizzo dei crediti da parte delle banche, che
potrebbero quindi riprendere l’acquisto dai beneficiari delle
detrazioni o dai soggetti che hanno accordato lo sconto in fattura
evitando che misure adottate per sostenere e rilanciare l’economia,
e per le quali lo Stato ha allocato rilevanti risorse, si
trasformino in un micidiale boomerang economico e
sociale”.

Source: lavoripubblici.it

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