Da tempo, la Germania ha iniziato a ragionare su una frenata in merito agli incentivi per le auto ecocompatibili. Ora, in un’intervista al periodico domenicale Welt am Sonntag, il ministro federale delle Finanze Christian Linder ha dichiarato che, se dipendessero da lui, “i contributi per l’acquisto per veicoli elettrici e ibridi plug-in andrebbero annullati: finora, queste auto hanno beneficiato di sussidi che, nel corso della loro vita, arrivano fino a 20 mila euro, destinati anche a chi guadagna molto. Eliminando questa misura si potrebbero risparmiare diversi miliardi, da utilizzare in modo più sensato, per esempio per sostenere i cittadini con una riforma fiscale”.
Situazione difficile. Lindner, del resto, ritiene che si debba ridurre entro il 2023 il livello del debito pubblico, peggiorato per la necessità di far fronte alla pandemia e alla guerra in Ucraina, facendo ricorso a una politica fiscale e di spesa più rigorosa. La sua posizione, oltretutto, non è isolata: di recente anche Robert Habeck, ministro federale dell’Economia e del clima, si era espresso per una cessazione alla fine del 2022 degli incentivi all’acquisto delle ibride plug-in; per le full electric, invece, si è parlato di una graduale riduzione degli ecobonus. L’accordo della coalizione di governo prevede una revisione dei meccanismi nel prossimo anno e la loro cessazione nel 2025. Lindner intende comunque presentare a breve una bozza del bilancio federale per il 2023, dalla quale si capiranno le sue reali intenzioni in merito all’ecobonus.
Problema consegne. In Germania oggi chi compra un’auto elettrica gode di un bonus ambientale di 3 mila euro, cui se ne aggiungono altrettanti come contributo per l’innovazione e altri 3 mila da parte del costruttore. Così, per le Bev con prezzo di listino inferiore ai 40 mila euro, il vantaggio complessivo arriva a 9 mila euro, che si riducono a 7.500 per quelle che superano tale soglia di prezzo. Il bonus ambientale ha già una scadenza, fissata nel 31 dicembre 2025. Anche gli automobilisti tedeschi si stanno però confrontando con il problema dei lunghi tempi di consegna delle vetture ordinate, dovuti alla carenza di materie prime e all’interruzione della catena di approvvigionamenti, correndo quindi il rischio di non riuscire a immatricolare il veicolo nel caso di una scadenza anticipata del contributo statale; alcuni costruttori si sono impegnati a rispettare in modo vincolante la consegna entro la fine dell’anno o, in caso contrario, a sostenere il costo del mancato ecobonus.
La rivolta dei costruttori. L’associazione dei costruttori di veicoli VDIK ha immediatamente replicato al ministro sostenendo che abolire i contributi costituirebbe una “grave violazione della fiducia” rispetto sia dei produttori sia dei clienti sulla continuità del sostegno, la cui abolizione comporterebbe un crollo del mercato dei veicoli a batteria e una crescita delle emissioni di CO2. “Già le discussioni in merito alla fine dei bonus per le elettriche”, ha sostenuto il presidente Reinhard Zirpel, “stanno causando molta incertezza: il governo dovrebbe porre immediatamente fine a queste speculazioni”.
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