Se il Superbonus ora è nel caos, tra blocco delle cessioni e fondi esauriti, «è una responsabilità anche del governo». A dirlo è stato durante il programma tv Quarta Repubblica il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che si è augurato «che entro metà luglio, arrivino altri soldi per risolvere il problema». Sileoni ha però dovuto anche ammettere che «le banche hanno fatto male i conti e hanno accolto molte più domande rispetto ai limiti fiscali» e a tutto questo va poi aggiunto lo scandalo dei 4 miliardi di euro di frodi. Insomma, il Superbonus «è stato il festival delle truffe — ha chiosato il segretario della Fabi— : in poco più di un anno sono nate 20 mila imprese edilizie (nemmeno nella Silicon Valley in California c’è stato un boom così consistente) proprio per poter usufruire del bonus».
Come rifinanziare il Superbonus?
La situazione è seria perché, dati Enea alla mano, i 33,3 miliardi stanziati dal governo per il Superbonus 110% dovevano bastare fino al 2036 e, invece, a maggio scorso sono già stati superati: le richieste hanno infatti toccato quota 33,7 miliardi. Ma, come detto, il problema non è dato solo dai fondi insufficienti, ma anche dal caro materiali, dai ritardi nei lavori e, soprattutto, dalla paralisi del sistema della cessione dei crediti d’imposta da parte delle banche. Un quadro desolante, che secondo Conflavoro Pmi va modificato pensando a una riforma organica e strutturale degli incentivi e delle agevolazioni attualmente esistenti, in un’ottica di semplificazione e di coordinamento. Ma come fare? «I bonus hanno svolto un ruolo meritorio, ma meriterebbero una razionalizzazione», aveva detto commentando i dati Enea il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Razionalizzare la giungla dei bonus «perché sicuramente non posso pensare a un aumento della tassazione» per finanziare gli stessi, aveva concluso il ministro.
Il dilemma del governo
Come aveva scritto Enrico Marro sul Corriere, questo è il dilemma che si staglia davanti all’esecutivo: da una parte voler continuare a sostenere famiglie e imprese che si sono già tuffate nelle ristrutturazioni confidando nella grassa agevolazione e dall’altro i margini sempre più risicati per farlo. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, non vuole ricorrere a nuovi «scostamenti di bilancio», cioè al deficit. Quindi, o in Europa si inventano nuovi meccanismi di sostegno comune alla ripresa, sul modello del Recovery fund o del fondo Sure, o non resterebbe che aumentare le tasse, ipotesi – appunto – esclusa da tutti.
Conflavoro Pmi: «Sblocco immediato della cessione crediti»
Intanto, il presidente di Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco, propone una prima soluzione: l’immediato ripristino per le banche della possibilità di cedere liberamente i crediti acquisiti, a prescindere dalla natura soggettiva del cessionario. Per Capobianco, si può ritenere «ampiamente superato il problema relativo al rischio di frodi, sia per i controlli previsti dal Dl Antifrodi, sia per le procedure di verifica e approfondimento svolte direttamente dal sistema bancario», conclude il presidente di Conflavoro.
Il punto dell’Agenzia delle Entrate
In attesa che il governo trovi una soluzione, l’Agenzia delle Entrate ha emanato una nuova circolare (la n. 23/E del 23 giugno: leggila qui), dove viene fatto il punto sul Superbonus, riepilogando tutti i chiarimenti resi con gli interpelli. Da quando la misura è stata introdotta nel 2020, infatti, è stata modificata ben 16 volte, tra decreti legge, leggi conversione e leggi di bilancio. Ed è diventato sempre più difficile orientarsi. Tra le varie cose, l’Agenzia ricorda che in seguito alle ultime modiche normative (l’ultimo decreto è del 17 maggio 2022) il Superbonus ora è applicato alle spese sostenute entro il 30 settembre 2022 per gli interventi effettuati su unità immobiliari dalle persone fisiche. La data slitta al 31 dicembre 2022 solo nel caso in cui alla data del 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo. Inoltre, sono ammesse all’agevolazione le spese sostenute sempre entro il 31 dicembre 2025 dalle persone fisiche per interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, ma posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche, con una progressiva diminuzione della percentuale di detrazione. Idem per i condomìni, con una analoga diminuzione progressiva per gli oneri sostenuti dal 2024 al 2025.
Source: corriere.it
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