Se il finanziamento del Superbonus aveva inaugurato una nuova stagione felice per il settore dell’edilizia e per tutti i professionisti operativi nella filiera (architetti e ingegneri su tutti), lo stop annunciato dal governo apre una crisi per l’intera filiera. Il tema è quanto mai caldo per gli architetti italiani direttamente coinvolti nelle dinamiche legate al Super- bonus edilizio. «Inutile nascondere che lo stop ai finanziamenti per nuove proroghe del Superbonus provocherà un impatto molto negativo per le imprese e i professionisti del settore — afferma Francesco Miceli, presidente degli architetti italiani — il punto è che si tratta di una doccia gelata per chi ha ristrutturato il proprio studio, per chi ha fatto investimenti, assunto nuovi dipendenti: non si possono cambiare le regole del gioco a partita in corso. Ci sono stati certamente abusi e frodi ma bisogna capire se si tratta di un fenomeno fisiologico o strutturale e inevitabile del sistema. I fatti dicono che è stato coinvolto dal bonus l’1,4% del patrimonio residenziale per una spesa complessiva di 33 miliardi. Alla luce di questi numeri oggi la scelta migliore sarebbe stata quella di cambiare la strategia senza bloccare i finanziamenti».
Il piano B
Un cambio di strategia che potrebbe tenere ancora in attività l’intero comparto edilizio cercando di perseguire il tema della rigenerazione che è uno degli obiettivi dichiarati anche nel Pnrr. «La rigenerazione è, per forza di cose uno degli obiettivi per il rilancio del nostro paese nel prossimo decennio — spiega il presidente degli architetti italiani — abbiamo un patrimonio edilizio residenziale vecchio e assolutamente poco performante dal punto di vista energetico. Il bonus edilizio sarebbe un ottimo strumento non una tantum, come utilizzato finora, ma come fattore di cambiamento di un intero comparto. Nel meccanismo attuale si accede al bonus in caso di miglioramento di due classi energetiche ma il patrimonio edilizio italiano è talmente vecchio che spesso si parte da una classe G e anche un miglioramento di due classi non permette un balzo adeguato. diverso sarebbe il caso di finanziamenti e incentivi solo per chi passa a classe A o B. I piani ambiziosi inseriti nel Pnrr passano necessariamente da incentivi al comparto edilizio per la rigenerazione dell’edilizia civile». Esiste poi, secondo gli architetti, la possibilità di progetti ibridi che possano riguardare interventi sul patrimonio immobiliare pubblico e privato. «Sarebbe una grande opportunità per intervenire sulle periferie e sulle aree semi centrali che sono quelle che patiscono di più il gap strutturale ed energetico. Una volta pianificato un progetto unico di rigenerazione e sostenibilità, all’interno di quel contesto, si può pensare a riproporre il meccanismo del bonus». E per l’immediato? Quali le richieste più urgenti degli architetti? «Innanzitutto — ricorda Miceli — ci aspettiamo che si intervenga per risolvere la fase di sofferenza di aziende e professionisti: chi ha ricevuto il via libera per il bonus deve essere finanziato. Poi bisogna definire la linea politica per una strategia di rigenerazione urbanistica del paese».
Source: corriere.it
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