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Superbonus: la fine di un’era … Meglio scegliere i Bonus affidabili (poco ma sicuro!) « LMF Lamiafinanza – lamiafinanza

Superbonus: la fine di un'era … Meglio scegliere i Bonus affidabili (poco ma sicuro!) « LMF Lamiafinanza - lamiafinanza

Da oltre due anni la tematica del superbonus ha monopolizzato le notizie relative al settore edilizio, grazie soprattutto ai notevoli obiettivi che si prefiggeva di raggiungere.

Nella fattispecie:

  • dare nuova linfa a un settore come quello dell’edilizia, provato dalla grave crisi economica generata dalla pandemia;
  • contribuire a portare avanti l’enorme progetto di riqualificazione di gran parte degli immobili che sono presenti sul suolo italico, troppo datati e soprattutto “energivori” (alti consumi di energia che incidono fortemente sulle spese periodiche in bolletta).

Nonostante le grandi premesse, è notizia di alcune settimane fa il possibile stop del Governo al piano che prevede ulteriori proroghe previste per l’utilizzo del superbonus, situazione maggiormente acuita dalla crisi dell’esecutivo che rende ancor più complicato sapere quale sarà il futuro di questa detrazione fiscale.

In ogni caso, l’orizzonte temporale, differenziato a seconda degli interventi su determinati tipi di immobili, non dovrebbe essere ulteriormente ampliato.

Mancanza di fondi e problematiche sottovalutate

Ma qual è il problema? La mancanza di fondi!

Si erano, difatti, stanziati fino a 33,3 miliardi per poter richiedere lavori con il superbonus fino al 2026, ma di fatto già ad oggi ci ritroviamo con una mole di lavori prenotati, tale da sforare leggermente la quota di fondi stanziati (circa 33,7 miliardi!).

Mettere in campo ulteriori risorse, soprattutto in una situazione economica provata anche dalle recenti tensioni geopolitiche e dai rincari di praticamente tutte le materie prime, è cosa complessa.

Va sicuramente detto che l’esaurimento di una tale mole di risorse è segno di un’ottimale risposta da parte delle famiglie italiane alla possibilità di eseguire interventi di riqualificazione (davvero necessari per molti edifici) con incentivi particolarmente allettanti.

Ma, di contro, era chiaro che una tale mole di lavoro avrebbe portato a problematiche forse troppo sottovalutate da chi ha proposto quest’agevolazione senza porsi il problema di cosa sarebbe successo in seguito.

In particolare:

  • aumenti nel mercato dei materiali edili, la cui enorme richiesta ha portato a una scarsità di offerta e, conseguentemente a questo, a far schizzare il loro prezzo alle stelle;
  • problematiche relative alla cessione dei crediti, con frequenti cambi di regolamentazione che non hanno dato stabilità vera a questo superbonus;
  • speculazioni e tentativi di truffa allo Stato con la formazione di società fittizie, utili solo a racimolare questi crediti, eseguendo lavori fatiscenti e sfruttando manodopera a basso costo e non adeguatamente specializzata.

Ma quali sono le conseguenze di questa decisione?

Se davvero non ci fosse più modo di stanziare nuovi fondi, non ci sarebbe nemmeno modo di poter prenotare nuovi lavori, richiedendo successivamente il 110%!

Sarà quindi da vedere se questa eventualità verrà confermata nelle prossime settimane.

Ulteriori modifiche alla cessione del credito

Fatto sta che la decisione porta con sé anche la grossa problematica relativa ai lavori fin qui messi in cantiere.

Su questo si stanno studiando delle “ennesime” modifiche relative alla cessione del credito, estendendone nuovamente le maglie (dopo aver tentato di dare una stretta nei mesi successivi), in modo da poter sbloccare lo stallo in cui si trovano molti professionisti e imprese.

Difatti:

  • se da una parte le restrizioni alla cessione del credito dovevano servire a porre un freno a passaggi indiscriminati e senza controllo;
  • dall’altra hanno creato una situazione in cui molte aziende si sono trovate con cassetti fiscali pieni di crediti ma senza alcuna liquidità reale.

Risultato? Mercato bloccato, rischio di fallimento per numerose imprese e rischio di blocco per molti lavori.

Da qui un parziale dietro front, fino a questi giorni, dove si suppone un nuovo allargamento delle maglie:

  • attualmente le banche possono effettuare la cessione del credito (senza limitazioni) a clienti professionali privati che hanno stipulato un contratto di conto corrente con la banca cedente o con la banca capogruppo;
  • secondo il nuovo emendamento che dovrebbe essere approvato a breve, le banche potranno effettuare la cessione liberamente a tutti i soggetti diversi da consumatori o utenti, quindi non più solo i clienti professionali privati.

Rimarrebbero due vecchie limitazioni previste con il Decreto Aiuti, ossia che i cessionari:

  • abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la banca cedente o con la banca capogruppo;
  • non abbiano facoltà di operare ulteriori cessioni.

Da tutto questo, comunque, si capisce che il superbonus non diventerà uno strumento permanente per consentirci di riqualificare gli appartamenti datati; occorrerà trovare delle alternative valide e, possibilmente, già pronte all’uso!

Non tutto è oro quel che luccica: le alternative serie al 110

I bonus edilizi non sono propriamente una novità venuta fuori con la questione del 110.

Già da parecchi anni c’è la possibilità di poter ottenere degli sgravi fiscali anche importanti, per lavori che consentano di ottenere la riqualificazione strutturale e anche energetica, a seconda dei lavori che si sceglie di eseguire.

Molto probabilmente, il grande successo mediatico del superbonus è dovuto proprio all’importo di questa detrazione, che nei primi mesi ha fatto sgranare gli occhi a molti.

Il problema è che tra il dire e il fare c’è sempre un enorme mare di mezzo, e le enormi difficoltà e complicazioni incontrate hanno fatto capire come non fosse davvero tutto oro ciò che luccicava.

Come possiamo agire, qualora fosse confermata l’assenza di proroghe ulteriori per il superbonus?

Ci sono in particolare due alternative che forse mediaticamente non sembrano così allettanti, ma che in realtà consentono di ottenere delle buone detrazioni fiscali con MOLTI MENO paletti e problematiche del tanto decantato 110.

Parliamo, ovviamente del:

Un consiglio che diamo è quello di non valutare prima di ogni cosa l’importo della detrazione fiscale prevista.

Ad esempio un 50% può sembrare poco conveniente, in quanto (per l’appunto) si va ad eseguire uno sgravio fiscale basso rispetto ai tanto decantati bonus al 110% o al 65%.

In realtà bisogna sempre valutare quello che c’è dietro il bonus, non solo l’importo promesso.

Pensate che in una detrazione al 50%:

  • vi sono delle pratiche per potervi accedere che sono particolarmente semplici (mentre, come abbiamo visto, richiedere il 110 equivale spesso ad addentrarsi in un ginepraio);
  • non vi sono controlli particolari, quindi il tutto prevede meno burocrazia e più velocità di esecuzione (pensate che il bonus 65% è soggetto a verifiche di trasmittanza termica da parte degli organi di controllo, quello al 50% no);
  • non sono richieste delle pratiche particolarmente onerose (pensate che il bonus 65% richiede un’APE energetica da verificare prima e dopo l’intervento di riqualificazione. Per farlo serve il sopralluogo di un tecnico abilitato, e questa pratica costa eccome! Per il 50% ciò non è obbligatorio).

In altre parole ricorrendo alla detrazione al 50% abbiamo la sicurezza di detrarre la spesa eseguita senza incorrere nel rischio di doverla ripagare in qualche modo per “vizi” della pratica fatta da altre persone come nel caso del 110%.

Altro importante aspetto da non sottovalutare è che la coibentazione termica della tua casa può essere eseguita semplicemente con una tecnica di riempimento pareti, con un costo ridotto rispetto agli ingenti costi di un classico cappotto termico. Un esempio pratico:

Se per il 110% ti veniva proposto un cappotto termico (tanto pagava pantalone!) dal costo esagerato di 10.000 euro ad appartamento, ora con appena 2.000 euro o poco più, potresti ottenere una coibentazione con riempimento intercapedini sortendo spesso gli stessi effetti!

Con questo non vogliamo dire che dobbiate necessariamente optare per una pratica di detrazione rispetto all’altra, perché molto dipende anche dal tipo di lavoro di cui necessitate e che dovrà essere sempre valutato con uno specialista del settore.

Quello che vogliamo sottolineare è che non sempre la maggior detrazione porta a maggiori vantaggi.

Spesso è molto meglio facilitarsi la vita, piuttosto che complicarla per ottenere vantaggi che, successivamente, vengono compensati da ritardi, burocrazia o spese aggiuntive impreviste o peggio ancora controlli che porteranno a risarcimenti molto importanti!

Source: lamiafinanza.it

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