In pensione a 63 anni con la parte contributiva, riconoscimento alle mamme di un’uscita anticipata dal lavoro in base ai figli, taglio delle bollette, estensione per 5 anni del superbonus e rimborsi immediati del cashback fiscale. Ma anche: crediti d’imposta per le aziende che riducono l’orario di lavoro e un rafforzamento del Reddito di cittadinanza. Sono queste le proposte economiche lanciate in vista delle elezioni politiche dal presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, intervistato da Money.it.
Per Conte bisogna guardare “alle urgenze del Paese”, mentre “la fantomatica agenda Draghi” rischia di portare al “boicottaggio” di misure come il Superbonus. Quanto alle coperture, necessarie per finanziare il programma, il presidente del M5s cita il Pnrr, una “vera tassazione sugli extra-profitti” e i “ 10 miliardi spesi in meno del previsto” per Quota 100, da reinvestire “sui nostri ragazzi”, prevedendo una pensione di garanzia e il riscatto gratuito della laurea. Infine l’obiettivo per quel 2050 contenuto nel simbolo: approvvigionamento al 100% da fonti rinnovabili.
Qual è il primo intervento, quello che ritiene prioritario, che inserirebbe nella prossima Legge di Bilancio?
Guarderemmo alle urgenze del Paese, in un autunno che si preannuncia drammatico: subito una vera tassazione degli extra-profitti delle società energetiche per recuperare 9 miliardi di mancato gettito e tagliare le bollette agli italiani. Poi spazio ad un fisco più leggero e digitale, lavoro stabile e investimenti a costo zero nella transizione ecologica, grazie alla stabilizzazione del Superbonus, degli altri bonus edilizi e della cedibilità dei crediti d’imposta.
Oltre al salario minimo, puntereste a rafforzare il taglio del cuneo fiscale del governo Draghi? E se sì, a favore solo dei lavoratori o anche delle imprese?
Siamo stati tra i primi a chiedere un taglio incisivo del cuneo fiscale, sia dal lato dei lavoratori sia da quello delle imprese. Lo abbiamo scritto chiaramente nel nostro programma e la pensiamo come misura complementare all’introduzione del salario minimo legale da 9 euro l’ora. Il taglio deve essere incisivo: basta pannicelli caldi come i 6 o 7 euro al mese oltre i quali il governo Draghi non è stato capace di andare.
Tutti gli altri partiti vogliono abolire il Superbonus 110%: voi invece vorreste rifinanziarlo, con quanti fondi? Ed eventualmente estenderlo per quanti anni?
È curioso che il presidente del Consiglio abbia parlato male dei questa misura in Ue proprio mentre la stessa Ue, per bocca di Ursula von der Leyen e come riportato nell’ultimo country report della Commissione sull’Italia, dispensava ampi apprezzamenti per la misura. E visto che oggi molti partiti, dal Pd a Italia Viva e Azione, si richiamano a una fantomatica agenda Draghi, è chiaro che c’è un ulteriore rischio di boicottaggio. Noi andiamo avanti, forti dei lusinghieri risultati ottenuti dalla misura. Intendiamo stabilizzare il Superbonus e gli altri bonus edilizi, in un arco temporale di almeno 5 anni e partendo da un sostegno statale tramite un’aliquota che cresce a seconda della bontà dell’investimento: l’efficientamento energetico resta l’obiettivo numero uno, a maggior ragione in questa fase di aspra inflazione.
Ha proposto la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, a 36 ore: da dove può partire e quanto può durare la ‘prova’? E come rivedere la giungla di contratti precari, a cominciare da stage, co.co.co e lavoro intermittente?
In Italia si lavora più che negli altri grandi Paesi europei ma la produttività è stagnante. Vorremmo sperimentare questa misura soprattutto nei settori a più alta intensità tecnologica, senza imporre nulla alle imprese ma anzi discutendone con loro. Per quelle che aderiranno, prevediamo crediti di imposta e incentivi da utilizzare anche per accrescere le competenze dei lavoratori e per acquistare nuovi macchinari. Quanto ai contratti, da tempo proponiamo di ridurre le tipologie esistenti e di eliminare gli stage e i tirocini gratuiti, stabilendo un compenso minimo e calcolando quel periodo ai fini della pensione.
Il centrodestra propone la flat tax, perché sulla misura ha cambiato idea rispetto al 2019, quando sottoscrisse un contratto di governo che prevedeva la tassa unica al 15%?
Noi contestiamo l’idea del centrodestra di introdurre una flat tax per tutti, proposta da loro dal lontano 2001 e guarda caso mai approvata. Peraltro, con Salvini che vorrebbe un’aliquota al 15% e Berlusconi al 23%, la stessa flat tax per tutti è scomparsa dal loro programma dove resta solo una misura per le partite Iva. Un intervento, quest’ultimo, che abbiamo già impostato nel governo Conte I. Ma è cosa ben diversa dal parlare di una flat tax per tutti: un’idea insostenibile, illusoria e vantaggiosa quasi esclusivamente per i redditi più alti.
Reddito di cittadinanza, in che modo vorreste revisionarlo e come puntereste a migliorare la parte sulle politiche attive del lavoro?
Sfatiamo il tabù dei percettori di reddito ‘sfaticati’: la maggior parte di loro non è in condizione di lavorare, tra questi ci sono 700 mila minori e 200 mila disabili. Tra gli idonei al lavoro il 30% ha sottoscritto almeno un contratto di lavoro e non scordiamo che il 46% dei percettori sono ‘lavoratori poveri’. Sapete cosa significa? Non arrivano a fine mese con gli stipendi che prendono. Sulle politiche attive ricordo che il Conte I nel 2019 ha investito 1 miliardo per l’assunzione di nuovi operatori nei centri per l’impiego, a cui si aggiungono 4,4 miliardi previsti nel Pnrr: dopo tre anni le Regioni, responsabili dei centri e delle politiche attive, hanno fatto solo il 29% delle assunzioni. Salvini, Berlusconi e Meloni lasciassero stare chi vive ai limiti della povertà e tirassero le orecchie ai loro governatori, visto che 14 Regioni su 20 sono in mano al centrodestra. Noi pensiamo di rafforzare il Reddito attraverso l’aggiornamento della scala di equivalenza per famiglie numerose e disabili e la possibilità di renderlo compatibile con lo svolgimento di lavori stagionali fino a una certa soglia di reddito annuo.
Capitolo pensioni. Come evitare il ritorno alla legge Fornero: Quota 41, proposta Tridico, flessibilità differenziata? E dove trovare i fondi per la pensione di garanzia ai giovani e il riscatto gratuito della laurea?
Proposte concrete e sostenibili ne abbiamo, a iniziare dall’allargamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti. Poi, permettere ai lavoratori che sono nel sistema misto di uscire a 63 anni percependo subito la parte contributiva, a cui verrà sommata quella retributiva al raggiungimento dei 67 anni. Ancora: aumento degli assegni più bassi, proroga di Ape sociale e Opzione Donna e riconoscimento alle mamme lavoratrici di un anticipo di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di 3 anni. Per la pensione di garanzia per i giovani e il riscatto gratuito della laurea, Quota 100 è costata 10 miliardi in meno del previsto: mettiamo questi soldi sui nostri ragazzi.
Volete introdurre un nuovo cashback: come funzionerebbe? Potrebbe diventare un rimborso diretto e immediato o resterebbe diviso su premi settimanali, mensili e annuali?
Proponiamo un ‘cashback fiscale’, ossia un meccanismo rivoluzionario per accreditare direttamente sul conto corrente dei contribuenti le detrazioni fiscali per spese sostenute con strumenti di pagamento elettronici. Si pensi alle detrazioni per spese sanitarie, spese veterinarie, spese legate agli interessi sui mutui e tante altre. Immaginiamo una spesa in farmacia o una visita: se pago 100 euro con la carta mi ritrovo subito sul conto un accredito di circa 20 euro. Insomma, risparmio immediato, vita più semplice e contrasto all’evasione.
Uno dei temi che avete più a cuore è il clima: volete rivedere il piano Cingolani per dipendere meno dalla Russia puntando anche su gas e carbone? Quali investimenti e strategie avete in mente?
Per il M5s l’orizzonte rimane quello di investimenti ancora più massicci e rapidi in fonti rinnovabili. Un recente studio di 15 università internazionali, guidate dalla Lut University finlandese, sostiene che possiamo veramente arrivare a un approvvigionamento al 100% da fonti rinnovabili entro il 2050. È l’orizzonte che abbiamo inserito nel nostro simbolo, è quello a cui lavoriamo ancora più convintamente. L’Italia oggi è così dipendente dal gas russo per le politiche portate avanti negli ultimi 25 anni anni dallo stesso centrodestra, nessun partito escluso, che oggi si produce in scomposte e poco credibili retromarce.
Source: money.it
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