Secondo i costruttori edili (Ance) si rischia la paralisi di tanti cantieri. Da mesi è sospesa la cessione di crediti fiscali
«La presentazione di nuove domande di cessione di crediti fiscali è temporaneamente sospesa». Questo il messaggio che appare a cittadini e imprese capitoline quando provano a inviare tramite il web alle banche la documentazione necessaria a riscattare le detrazioni derivate dai bonus edilizi promossi da Palazzo Chigi. Ad oggi è difficile capire a quanto ammonta lo scoperto a livello locale. Neanche l’associazione dei costruttori edili di Roma (Ance), in costante contatto con l’Agenzia delle Entrate, è in grado di fornire un quadro chiaro della situazione. Si stima che in tutta Italia ci siano 10 miliardi di euro non riscossi sui 31 maturati al termine dei lavori per il «superbonus».
Se per l’Enea, l’ente pubblico che verifica la correttezza delle procedure per accedere al 110%, gli oneri per lo Stato prodotti al 31 luglio nel Lazio sfiorano i 2,7 miliardi, orientativamente le ditte della regione aspettano di avere ancora 850 milioni di euro. Cifra destinata a salire a 961 milioni una volta chiusi i cantieri già aperti. Alla somma inoltre vanno aggiunti gli scomputi per il bonus facciate (abbassato dal 90% del 2021 al 60% del 2022), per i restauri e le ristrutturazioni (50%), l’ecobonus (65%) e i contributi per chi ha fatto interventi antisismici (85%). Per un totale che supera il miliardo. Un problema che ha invogliato gli speculatori a prendere di mira il comparto del cemento. «Ogni giorno riceviamo messaggi dai nostri iscritti avvicinati da terze parti disposte a comprare il credito all’86% mentre le banche lo pagano al 102% – denuncia il presidente di Ance Roma, Antonio Ciucci –. Si rischia il blocco del mercato. Le aziende non riescono più ad anticipare le spese dei preventivi e vengono accordati loro meno prestiti ponte. Occorre aumentare i fondi a disposizione e fare in modo che Poste italiane e Cassa depositi e prestiti riprendano gli acquisti. Ma soprattutto bisogna eliminare il principio della responsabilità solidale».
Il decreto legge «Aiuti bis» infatti consente agli istituti di credito senza più risorse per le deduzioni di far proporle ai correntisti più facoltosi in cambio di liquidità. Se accetta, l’interessato diventa corresponsabile in caso di eventuali irregolarità commesse durante le fasi per ottenere l’agevolazione. In questo modo, però, non solo si espone il cliente, che non ha modo di verificare ogni passaggio della filiera, ma si ridimensiona anche l’importanza dell’asseverazione iniziale. Intanto il settore bancario attende la formazione del nuovo governo dopo le elezioni del 25 settembre prossimo per decidere come muoversi. Intesa Sanpaolo, che nella Capitale ha 122 filiali, per ora ha coperto 9 miliardi di trasferimento di bonus edilizi, di cui 7 solo nei primi mesi del 2022. «Abbiamo dato continuità e supporto a imprese e famiglie anche quando la ricettività del mercato aveva subito una battuta di arresto – ricorda Anna Roscio, direttrice marketing e vendite del Gruppo –. In questa fase l’obiettivo è dare seguito alle richieste di cessione pervenute entro inizio aprile. Abbiamo già predisposto l’offerta e siamo in contatto con i primi acquirenti». Dalla concorrente Unicredit, con 174 succursali in città e 1,3 miliardi stanziati a livello nazionale, in una nota spiega: «Al momento stiamo valutando delle soluzioni per riprendere l’attività, in linea con le norme approvate in via definitiva. La sospensione è stata accompagnata da iniziative di comunicazione verso la clientela».
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2 settembre 2022 (modifica il 2 settembre 2022 | 11:23)
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