In Consiglio dei ministri non c’è il nuovo provvedimento contro il caro energia, il Parlamento darà l’ok settimana prossima alle risorse da impegnare. In Senato è scontro dei partiti sugli emendamenti al bis: “Atteggiamento dei grillini vergognoso”
A volte ritornano. Il decreto pensato per sostenere le famiglie e le imprese trova nuovi ostacoli, ma sempre gli stessi oppositori. Era luglio, infatti, quando il Movimento 5 stelle si rifiutò di votare la fiducia sul primo dl Aiuti, aprendo la crisi di governo che ha portato alla caduta dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Oggi è ancora lo stesso partito a bloccare la conversione in legge del secondo dl Aiuti, approvato a inizio agosto, che vale 17 miliardi di euro e scade l’8 ottobre. Intanto, anche il terzo provvedimento di aiuti alle famiglie – il cosiddetto decreto Aiuti ter – che doveva essere approvato oggi dal Consiglio dei ministri programmato per le 15 è destinato a slittare alla prossima settimana. Il governo si limiterà per a valutare le risorse disponibili, rimettendo al Parlamento la decisione di impegnarle.
Il casus belli che tiene in ostaggio il secondo decreto Aiuti in Senato è il superbonus approvato dai pentastellati durante il governo Conte II, ma bocciato quest’anno dalla Corte dei Conti (“incentivo distorsivo“) oltre che dal ministro dell’Economia Daniele Franco (“una truffa tra le più grandi che la Repubblica abbia mai visto”). Il Mef vorrebbe mantenere la responsabilità sulla cessione dei crediti, introdotta contro le frodi, ma i senatori grillini sono contrari.
Le altre forze politiche accusano il partito di Giuseppe Conte di fare “campagna elettorale sulla pelle degli italiani”. Per la senatrice di Italia viva Daniela Sbrollini, “l’indecenza del M5S non conosce limiti: questo atteggiamento è davvero vergognoso”. Sulla stessa linea anche il Partito Democratico, che tramite la capogruppo al Senato Simona Malpezzi dice che “avrebbe dovuto prevalere il senso di responsabilità”.
Slitta anche il terzo decreto Aiuti, ideato per aiutare gli italiani alle prese con l’aumento dei costi delle bollette. Secondo una prima stima, la misura dovrebbe contenere circa 12-13 miliardi di euro, finanziati in tre modi: l’extra Iva incassata dallo stato nei mesi di luglio e agosto, altri risparmi individuati dal ministro dell’Economia Franco nelle pieghe di bilancio e i nuovi incassi legati alla tassa sugli extraprofitti. Riguardo quest’ultima opzione, resta infatti ancora da contabilizzare, ad esempio, il gettito raccolto dalla tassa sugli extraprofitti: dopo che il 30 giugno molte aziende hanno scelto di non pagare l’acconto dell’imposta, una nuova scadenza (con una sanzione per il ritardo) era stata fissata il 31 agosto.
Ad ogni modo, sarà il Parlamento a dover autorizzare il governo a impiegare l’extragettito fiscale per il nuovo provvedimento. A scandire l’urgenza non c’è solo il caro energia e l’inflazione, ma anche le elezioni sempre più vicine.
Source: ilfoglio.it
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