«Città sospesa…», così la definiscono molti dei suoi abitanti. Tra piazze e strade ridisegnate, tra impalcature e tiranti che chiudono facciate di palazzi e lo sguardo proiettato al futuro. Sono quattordici. Tanti sono gli anni trascorsi da quel 6 aprile 2009. Alle 3.32 la scossa più forte, seguita a centinaia che per mesi avevano fatto sussultare il territorio, annientò il capoluogo d’Abruzzo. Rase al suolo anche altri centri. Fece complessivamente 309 vittime. «L’Aquila non ha ceduto a dolore e distruzione, ma ha creduto nello stupore della rinascita», dice il sindaco Pierluigi Biondi – . Ha scelto di non indugiare, trasformando la sofferenza in opportunità e scovando, tra le macerie, quella bellezza prima forse non apprezzata».
IN QUESTI giorni le celebrazioni in ricordo dei morti e di quei giorni di lutto, non dimenticando il catastrofico terremoto che ha devastato Siria e Turchia. In città, per l’occasione, sono arrivati diversi ministri e anche
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