La valutazione di un abuso edilizio dev’essere
conseguita tenendo conto dell’immobile o del complesso immobiliare
nella sua interezza, in quanto il frazionamento
dei singoli interventi non consentirebbe di avere una visione
totale dell’impatto che l’opera produce
sull’assetto territoriale.
Il pregiudizio arrecato al luogo infatti non deriva dai lavori
presi separatamente, ma dall’insieme delle opere
reputate nel loro contestuale impatto edilizio, nonché dalle
reciproche interazioni generate.
Abuso edilizio: necessario tener conto della consistenza
A ribadirlo è il Consiglio di Stato con la
sentenza
dell’11 marzo 2024, n. 2321, con cui ha confermato la
legittimità del provvedimento di diniego dell’istanza di
sanatoria relativa ad alcune opere abusive realizzate
senza titoli che, secondo la ricorrente, avrebbero dovuto essere
valutate singolarmente, apprezzandone così la lieve entità.
Seguendo anche un’ormai consolidata giurisprudenza,
l’Amministrazione comunale è invece tenuta a valutare l’abuso
edilizio in maniera complessiva e non atomistica; ciò in modo da
poter compiere una corretta qualificazione unitaria degli
interventi e, chiaramente, al fine di
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