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Tra le 3 leggi speciali sul condono edilizio e la normativa
ordinaria sull’accertamento di conformità negli anni si “era
formato” un indirizzo ormai accantonato dalla giurisprudenza da
molto tempo: la sanatoria giurisprudenziale o impropria.
Sanatoria giurisprudenziale: no definitivo della
Cassazione
Secondo la giurisprudenza, condoni edilizi a parte, la sanatoria
degli abusi edilizi idonea a:
- estinguere il reato di cui all’art. 44 d.P.R. n. 380/2001;
- precludere l’irrogazione dell’ordine di demolizione dell’opera
abusiva; - determinare, se eventualmente emanata successivamente al
passaggio in giudicato della sentenza, la revoca di detto
ordine;
passa unicamente dal concetto di “doppia conformità”, le cui
condizioni sono ben definite all’art. 36 del d.P.R. n. 380/2001
(Testo Unico Edilizia), secondo il quale è possibile ottenere il
permesso di costruire in sanatoria:
- a seguito di presentazione di specifica istanza;
- pagamento dell’oblazione;
- conformità dell’opera alla disciplina urbanistica ed edilizia
vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al
momento della presentazione della domanda.
Un concetto ribadito dalla Corte di Cassazione con la sentenza 29 agosto
2023, n. 36026 che esclude (nuovamente)
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