Guardare al passato per assicurarsi un futuro più verde. Il riscaldamento a legna è una soluzione valida per ridurre l’inquinamento, purché l’impianto di riscaldamento sia di ultima generazione, a basse emissioni di fumi e a rendimento elevato, e la legna a sua volta dotata di certificazione ambientale. Quando è così sostituire una vecchia caldaia a gas con una a biomasse, o installare un nuovo impianto di riscaldamento di questo tipo permette di godere della detrazione del 50% o dello sconto in fattura. A questa si aggiunge la possibilità di avere il bonus mobili.
Emissioni ridotte al minimo
Nel caso di opzione per il riscaldamento a legna, l’agevolazione fiscale non è riservata solamente alla sostituzione di vecchi impianti ma anche alle nuove installazioni. L’utilizzo della legna, del pellet (ottenuto anche con segatura pressata) o del cippato (scaglie di legno tagliate ad hoc per l’alimentazione delle caldaie) comporta infatti in media un’emissione di CO2 di 5-6 volte più bassa in confronto al gas o al gasolio. Quanto alle polveri sottili, nel caso delle caldaie di nuova generazione il livello di emissione è pari a quello della caldaie a gas a condensazione. Gli impianti chiusi e a carica automatica sono quelli con le migliori prestazioni e di conseguenza i meno inquinanti, mentre gli apparecchi aperti e di vecchia concezione sono quelli con impatti negativi, per i quali viene incentivata la sostituzione. Alcuni degli apparecchi più recenti sono dotati anche di dispositivi integrati di abbattimento fumi. In ogni caso è obbligatorio il rispetto del limite di emissioni previsto dal Dl 152/2006 in materia ambientale.
Le biomasse certificate
Perché la detrazione sia riconosciuta, poi, è necessaria la certificazione che l’impianto abbia un rendimento del focolare pari ad almeno l’85%. In generale gli apparecchi a pellet presentano una maggiore efficienza energetica, rispetto a quelli a legna, e quindi garantiscono minori emissioni. Per le biomasse la certificazione ENPlus, che peraltro è obbligatoria in alcune regioni, indica il massimo residuo di ceneri prodotto, la provenienza delle materie prime, la catena di produzione, il potere calorifico. In questo ambito la classe A1 garantisce materiale legnoso di primo taglio, vergine, quindi non trattato con prodotti chimici, e che assicura un residuo di ceneri inferiore all’1%.
La scelta dell’agevolazione
A meno che l’installazione della nuova caldaia non sia effettuata nell’ambito del Superbonus, e quindi con detrazione al 110%, conviene non effettuare la pratica all’Enea per l’ecobonus ma optare direttamente per la detrazione per ristrutturazione. In entrambi i casi, infatti, l’aliquota di agevolazione è pari al 50%, ma se si sceglie la detrazione per ristrutturazione si può godere anche del bonus mobili, dato che gli interventi finalizzati all’utilizzo di fonti rinnovabili di energia quali l’installazione di una stufa a pellet o di impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili rientrano a pieno titolo nell’ambito delle ristrutturazioni in quanto installazione di impianti destinati a favorire il risparmio energetico. È possibile usufruire del bonus mobili anche se si opta per lo sconto in fattura.
Gli incentivi regionali
Dal momento che le “vecchie” stufe a legna sono decisamente più inquinanti, diverse regioni prevedono finanziamenti a fondo perduto per chi sostituisce i vecchi impianti. Proprio a settembre è stato lanciato un bando in questo senso dalla regione Emilia Romagna. È già possibile fare domanda e il finanziamento può arrivare a coprire l’intero costo dell’impianto.
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