Se il Superbonus 110% ha messo le ali all’edilizia bresciana (nel 2021 il comparto delle costruzioni ha determinato il 33% della crescita dell’intero sistema produttivo provinciale), ora bisogna scongiurare il rischio che la trascini verso il basso.
È forte e chiaro il messaggio che si leva dalla sede Ance di via Ugo Foscolo in occasione della presentazione dell’analisi economico-finanziaria delle imprese edili bresciane, elaborata in modo congiunto da Ance Brescia, Camera di commercio e Ordine dei commercialisti. Se i bonus fiscali sono stati, come li definisce il leader di Ance Brescia Massimo Angelo Deldossi, il «booster» della crisi economica collegata alla pandemia, ora si corre il rischio che siano proprio quelli che la ripresa la fanno fermare, complice uno scenario internazionale che, stretto tra gli aumenti di energia e materie prime, già sta facendo rallentare gli indicatori. Motore del Paese.
«Finalmente hanno capito che far ripartire l’edilizia vuol dire far ripartire il motore dell’Italia – esordisce Deldossi chiamando in causa la politica, convitato di pietra di tutta la tavola rotonda in scena dopo la presentazione dei dati dell’indagine -. Il problema ora è però quello di individuare davvero cosa si vuole – tuona -: abbiamo detto più di un anno fa che bisognava fare dei rating per le imprese edili che fanno questi interventi, ed ora vengono fuori frodi nelle quali non esisteva il cantiere e nemmeno il paese in cui doveva essere fatto. Allora il problema siamo noi o chi deve controllare? Perché alla fine dobbiamo essere sempre noi costruttori a prenderci le orecchie da asino».
Superbonus
Poi, evocando le continue variazioni in corso d’opera, prosegue: «Negli ultimi 6 mesi abbiamo avuto 16 modifiche sulla legge, mentre noi nemmeno siamo riusciti a partire con il cantiere. Non è possibile andare avanti così, siamo qui solo a chiedere che venga data una visione per il futuro». Infine, il presidente di Ance Brescia indugia sul tasto dolente del «costo» del superbonus.
«Basti dire che dei 38,7 miliardi spesi a fine giugno in termini di incentivi fiscali, ne sono rientrati nelle tasche dello Stato in forma di tasse e contributi 18,2. Il saldo è nettamente positivo».
Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri relatori. «Siamo al fianco di Ance e ci stiamo sforzando di far capire che i benefici fiscali hanno dato ossigeno al comparto e gli imprenditori sono stati bravi a saperli sfruttare, ma ora la questione del blocco della cessione del credito rischia di far grippare il sistema, sino ad arrivare ad una crisi per mancanza di circolante», gli fa eco il leader dei commercialisti bresciani, Michele De Tavonatti, che evoca il rischio fallimento di molteplici realtà, soprattutto se di piccole dimensioni.
«L’edilizia si è dimostrata il settore più resiliente, ma nel secondo trimestre di quest’anno si cominciano a intravedere le prime difficoltà, in particolare per quanto attiene la marginalità delle imprese», rincara la dose il presidente camerale Roberto Saccone, per il quale il superbonus «Ha dato una spinta eccezionale all’economia ma quando cesserà provocherà una equivalente caduta».
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