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Arredo, prima frenata dell’export con il balzo delle materie prime – Il Sole 24 ORE

4′ di lettura

La crisi delle materie prime inizia a far sentire i primi effetti sulla ripresa di uno dei settori che ha recuperato più in fretta il terreno perduto nei primi mesi di pandemia, posizionandosi a metà anno ben oltre i livelli di fatturato pre-Covid: l’arredamento. Un piccolo campanello d’allarme arriva infatti dai dati sulle esportazioni di luglio del comparto, elaborati dal centro studi di FederlegnoArredo. Intendiamoci: stiamo pur sempre parlando di cifre positive, con una crescita del 6,7% di vendite all’estero rispetto ai primi sette mesi del 2019, con tutti i primi dieci mercati in aumento. Tuttavia, il dato riflette il primo rallentamento di una crescita che sembrava inarrestabile e che a giugno aveva raggiunto il +7,3%.

La difficoltà di evadere gli ordini

Segno forse che la domanda inizia a frenare, dopo la scorpacciata dei mesi precedenti? Secondo il presidente di Fla, Claudio Feltrin, la ragione è un’altra: «Le aziende sono piene di ordini, sebbene con delle differenze tra le categorie merceologiche, quindi il problema non è tanto di una diminuzione della domanda, quanto la difficoltà da parte delle imprese di evadere gli ordini», spiega. Nel migliore dei casi, perciò, si stanno allungando i tempi necessari a trasformare questi ordini in fatturato. Nel peggiore, almeno in prospettiva, è che qualche ordine possa essere cancellato dai clienti a causa dei ritardi di fornitura.

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«È un calo leggero, ma quasi mezzo punto in meno in un mese deve farci riflettere – osserva Feltrin –: nei primi sei mesi dell’anno le imprese sono riuscite a sopperire, grazie alle scorte, alla mancanza di materie prime e alle difficoltà di approvvigionamento che tutti conosciamo. Ma ora anche le scorte iniziano a scarseggiare e i primi effetti si sentono. Questo potrebbero creare un raffreddamento della crescita che stiamo vivendo da un anno a questa parte».

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Rallentamento in vista

Difficile prevedere che cosa accadrà nei prossimi mesi: «Penso che dovremo attenderci un rallentamento della produzione e dei ricavi, rispetto al primo semestre, dovuto a questi fattori, perché non abbiamo segnali di una diminuzione dei rincari dei materiali o dei container per trasportarli – aggiunge Feltrin –. Mi aspetto comunque un segno positivo, rispetto al 2019, per l’intera filiera, ma difficilmente riusciremo a mantenere quel 14,1% di crescita del fatturato complessivo (mercato interno più esportazioni, ndr) che avevamo registrato tra gennaio e giugno rispetto allo stesso periodo del 2019».

L’importanza degli incentivi

Da qui l’importanza, per sostenere la ripresa della filiera, di mantenere anche nei prossimi anni gli incentivi legati all’edilizia, di cui si sta discutendo in Parlamento in vista dell’approvazione della legge di Bilancio. «Ci auguriamo che anche il bonus mobili venga riconfermato nella sua interezza – dice il presidente Fla –, quindi con un tetto di spesa che consenta l’acquisto di arredi made in Italy, la cui qualità e durabilità sono anche una garanzia di sostenibilità, tema centrale nelle politiche di rilancio dell’economia». Questa misura fiscale – che consente di detrarre il 50%, in dieci anni, delle spese sostenute per l’acquisto di arredi in concomitanza con una ristrutturazione abitativa – è stata utilizzata tra il 2013 e il 2019 da 1,35 milioni di persone, secondo l’Agenzia delle Entrate, generando acquisti per un valore complessivo di circa 8,5 miliardi di euro. Il tetto massimo di spesa, fissato inizialmente a 10mila euro, era stato aumentato per l’anno in corso a 16mila euro, ma nella Manovra di quest’anno la soglia è stata abbassata a 5mila. L’auspicio degli imprenditori è che questa soglia venga innalzata nel testo definitivo.

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