Per avere l’ok e ottenere la cessione sui bonus casa e quelli edilizi dello scorso anno, è necessrio fare comunicazione all’Agenzia delle Entrate prima del 29 aprile. Però, dal Sole24Ore si è appreso che servono una serie di documenti da inviare entro cinque giorni pena la sospensione del bonus e la cessione verrebbe considerata come non pervenuta. La preoccupaizone per i contribuenti sono i tempi così ristretti e che non si sa nulla sulle indagini che farà il Fisco.
I controlli
L’Agenzia delle Entrate lavorerà per capire se ci sono i presupposti per ottenere la cessione del credito comunicando l’esito positivo al cessionario. “Se entro trenta giorni non viene comunicato più nulla il credito viene sbloccato, nel caso in cui invece venisse negato ovviamente ne viene data comunicazione all’interessato“, si legge sul Corriere. Dopo le svariate truffe sul Superbonus, i controlli sono diventati molto più severi. La cessione si potrà ottenere soltanto al 30% o dopo il pagamento del 30%, al 60% dopo il pagamento del 60% e così via. Le banche, adesso, approverebbe la richiesta se mancassero questi requisiti di base. Bisogna poi allegare il visto di conformità approvato da un professionista abilitato che certifichi i costi sostenuti e affermi che ci siano le condizioni per ottenere le due classi energetiche maggiori.
Gli altri bonus
Più complicato il discorso per i crediti che derivano dalle altre agevolazioni. La questione più eclatante riguarda il bonus facciate che fino al 31 dicembre 2021 era agevolato al 90% ma poi, con le truffe scoperte, “il visto di conformità in caso di cessione è obbligatorio per tutti i lavori di importo superiore a 10mila euro, per tutti i lavori per cui serve un’autorizzazione amministrativa e in tutti i casi in cui si richieda per il bonus facciate“, spiegano gli esperti. Anche in questo caso bisogna vedersela con i documenti da dare all’Agenzia delle Entrate, la quale dovrebbe richiedere soprattutto fotografie a dimostrarne l’esecuzione mentre visti e asseverazioni sono già in loro possesso.
Chi ha seguito le regole si troverà di fronte soltanto grane burocratiche. Christian Dominici, commercialista titolare a Milano di uno studio specializzato nella gestione dei crediti tributari, afferma al Corriere che “se contro un eventuale provvedimento di blocco della cessione si fa ricorso la documentazione non inviata a suo tempo e prodotta successivamente non verrebbe più considerata prova a discarico”.
Le operazioni programmate
Il problema maggiore sulla cessione del credito non interessa le cose già fatte ma quelle chevanno programmate. “Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno già raggiunto il plafond ed erogano con difficoltà e in prevalenza per operazioni rilevanti, i due istituti che più si erano contraddistinti per erogazioni di entità medio piccola. Mps e Poste, hanno quasi fermato le operazioni”, spiega il commercialista. E poi, gli istituti di credito specializzati hanno un modello di business che prevedeva “la subcessione ad altri soggetti ma con le nuove regole (tre cessioni al massimo ndr) non si trova nessuno che voglia essere l’ultimo anello della catena“.
E poi, ultima cosa da sapere, da fine maggio c’è il rischio che si ritirino dal mercato i general contractor, chi si occupa di tutto ciò che riguarda i lavori e a cui si rivolgono soprattutto grandi condomini: da fine maggio, infatti, toccherà alle aziende edilizie con personale assunto “secondo il contratto nazionale e non è detto che queste imprese lo ritengano conveniente”, conclude.
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