Continua la forte pressione sulla mobilità elettrica e arrivano nuove stime e rassicurazioni su come, in futuro, saremo costretti a muoverci. In questo momento, a fare la differenza tra i veicoli elettrici e quelli tradizionali (a benzina e Diesel), resta sempre il prezzo, più alto per i primi. Ebbene, secondo uno studio commissionato a BloombergNEF dalla Federazione europea Trasporti e Ambiente, entro il 2027, nell’Unione europea, i veicoli elettrici avranno un listino inferiore rispetto a quelli con motore a benzina e Diesel. Il rapporto va oltre, e stima che al 2035 auto e veicoli commerciali elettrici potranno coprire il 100% delle vendite nell’Ue anche in mancaNza della spinta determinante di ecobonus e tassazioni agevolate.
Il drastico calo dei costi relativi alle nuove batterie (-58% entro la fine del decennio), mercato allo stato dell’arte in mano alla Cina, e regole ancora più rigide sulle emissioni di CO2, renderebbero, secondo l’ottimistico studio, il mezzo elettrico più conveniente a partire dai furgoni, categoria importante per le consegne urbane delle merci nel cosiddetto ultimo miglio, svolta attesa nel 2025.
Nei due anni successivi sono invece visti allinearsi verso il basso i listini delle auto «medie» e «medio-alte», tutti i Suv e, quindi, le «compatte». A concorrere a questo boom, secondo gli stesori del rapporto, anche il taglio dei costi di produzione insieme all’incremento dei volumi in uscita dalle fabbriche e, quindi, le immatricolazioni.
Affinché queste previsioni trovino un riscontro reale nei tempi indicati, è però necessario che Bruxelles fissi l’agenda della graduale uscita di scena, entro il 2035, dei motori tradizionali e, ovviamente, rafforzi capillarmente la rete delle colonnine di ricarica. E se ci fossero degli intoppi? A esempio, incentivi ridotti e politiche di indirizzo meno efficaci? In tal caso, furgoni e vetture rappresenterebbero, rispettivamente, l’85 e l’83% di quota mercato, «mentre i veicoli inquinanti (ma la CO2 non è un climalterante? ndr) continuerebbero a essere venduti, allungando al 2050 l’obiettivo della decarbonizzazione nell’Ue».
La Federazione Transport & Environment, che rappresenta 63 organizzazioni di 26 Paesi in Europa, in particolare gruppi ambientalisti, con uffici nelle principali capitali, non tiene però conto di una serie di aspetti: quelli occupazionali, a esempio, ma anche quelli fiscali: come e dove saranno recuperati i balzelli legati ai carburanti? Perché, inoltre, non si evidenzia la discussione sulle nuove proposte relative allo standard Euro 7 incentrata su ulteriori limiti severi, ma tecnicamente raggiungibili? E la ricerca sui biocarburanti e quelli sintetici? L’industria del settore sta investendo, in Europa, tra 400 e 650 miliardi in un percorso che porterebbe, al 2035, alla riduzione annuale di 100 milioni di tonnellate di CO2, il risparmio generato da 50 milioni di auto elettriche su strada. Ma non se ne parla. Lobby contro lobby: per ora a primeggiare a quella dell’elettrico.
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