Rivoluzione verde o ennesima concessione alle scelte ideologiche della politica? Opportunità per lo sviluppo di una nuova filiera o rischio di far emergere ulteriori problemi di dipendenza, ad esempio rispetto alla produzione asiatica di batterie o sul fronte già delicato del fabbisogno di energia elettrica da fonte rinnovabile? Anche titolari e addetti alle vendite delle concessionarie d’auto si dividono su uno dei temi attualmente più caldi, ovvero la transizione verso l’auto elettrica. Una transizione senza dubbio accelerata dalla Commissione europea che ha messo al bando nei giorni scorsi la vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035.
“Il termine del 2035 ci lascia molto perplessi”, esordisce Elena Carpeggiani, titolare di Comac Srl, in via Valzania. “Sul mercato delle auto elettriche regna l’incertezza, dovuta in primis al prezzo elevato: costano mediamente il 30% in più di quelle termiche. E poi alla carenza di dotazioni infrastrutturali: in particolare, sulla diffusione delle colonnine di ricarica siamo notevolmente indietro rispetto agli altri Paesi europei”. A paralizzare ulteriormente il mercato contribuiscono la crisi dei microchip (che non si trovano) e il rincaro delle materie prime: due fenomeni con cui la filiera dell’automotive è costretta a fare i conti dal post-lockdown e che, secondo le previsioni degli esperti, continueranno a esercitare la propria influenza almeno fino alla fine del 2022. “In una situazione così complicata, le famiglie tendono a rivedere la scala delle priorità e a rinviare l’acquisto dell’auto: neppure gli incentivi e i bonus alla mobilità sostenibile, recentemente confermati dal governo, sono riusciti a far muovere il mercato. È una fase di stallo di cui non si intravede la fine”, ammette infine Carpeggiani.
Non nasconde le proprie perplessità anche Verter Siboni, titolare dell’omonima concessionaria in via Ravegnana. “Promuovere i veicoli a ioni di litio è diventata ormai una moda, sembra quasi che siano l’unica soluzione per salvare il pianeta dall’inquinamento. I problemi, in realtà, sono ben altri”, dichiara Siboni. “La mobilità elettrica aggraverà, nel prossimo futuro, l’emergenza dello smaltimento delle batterie, che nessuno, al momento, sa come risolvere. Qualche anno fa era stata avviata la sperimentazione di veicoli basati su altre fonti rinnovabili, come l’idrogeno verde: perché questi esperimenti sono stati abbandonati? Perché si continua a incentivare l’auto elettrica, pur consapevoli delle tante difficoltà che comporta e della necessità di ingenti investimenti sulla rete di ricarica?”, si domanda ancora Siboni.
“Negli ultimi mesi, i costi dei carburanti alle stelle e gli incentivi statali hanno sicuramente alimentato l’interesse dei potenziali acquirenti nei confronti dell’elettrico”, replicano dall’ufficio vendite di Pulzoni auto, in via Correcchio. “Le vendite, tuttavia, procedono a rilento e restano tanti punti interrogativi da chiarire, non solo riguardo ai prezzi – ancora troppo alti rispetto alle vetture tradizionali – ma anche rispetto all’autonomia delle batterie e alla disponibilità di colonnine lungo l’intera rete stradale italiana. Come privati siamo pronti, sia per quanto riguarda la filiera produttiva, sia per quanto riguarda rete di vendita e officine. Siamo sicuri che lo sia anche il pubblico, al di là delle dichiarazioni sulla carta?”.
Maddalena de Franchis
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