Modus-E e Coordinamento Free: gli incentivi in arrivo rischiano di essere inefficaci
[4 Aprile 2022]
Secondo il report mensile di Motu-E “Marzo 2022 – Mercato al palo, incentivi ad auto elettriche che ricaricano lente su infrastrutture che ricaricano sempre più veloci”, «In attesa dei nuovi incentivi, crollano le immatricolazioni delle auto elettriche. A marzo 2022 le vendite di auto con ricarica (somma di BEV, elettriche pure, e PHEV, veicoli ibridi plug-in) si sono fermate a 10.537 unità, a fronte delle 15.065 vendute a marzo dello scorso anno, segnando un meno 30»%.
L’associazione che raggruppa tutti gli stakeholders della mobilità elettrica, sottolinea che «In particolare, le auto BEV scendono del -38,78% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, registrando un totale di 4.487 unità; mentre le PHEV si riducono del -21,79%, con 6.050 unità immatricolate. Nonostante i numeri negativi, la quota di mercato risale leggermente rispetto al mese precedente, portandosi a 8,77% del totale immatricolato mensile, poco sotto l’8,85% di marzo 2021».
Ma il presidente del Coordinamento FREE Livio de Santoli, lancia un allarme proprio sugli incendivi: «In base a quanto apprendiamo circa gli ecobonus in corso d’emissione, il Governo sta deliberando di concedere fino a 5.000 euro d’incentivi per le auto elettriche a fronte di una spesa massima di 35.000 euro, e fino a 4.000 euro per auto ibride plug-in a fronte di una spesa massima di 45.000 euro Si tratta di un fatto incomprensibile, che il prezzo massimo imposto per le auto più virtuose, 0-20 g/km di CO2, sia inferiore a quello delle più inquinanti 21-60 g/km di CO2. Le 0-20 sono le auto elettriche a batteria e a idrogeno, mentre le 21-60 sono le plug in, con qualunque motorizzazione termica. Tradotto: si supporta meno una tecnologia nuova e si premia maggiormente una più inquinante. Si tratta di un comportamento totalmente disallineato con l’obiettivo di diffondere su larga scala i mezzi completamente elettrici e con le politiche sulle infrastrutture di ricarica già definite nel PNRR. Ossia si continuano a favorire i veicoli fossili. Ma non basta, si continuerebbe a incentivare veicoli termici che emettono tra 61 e 135 g/km di CO2, caso unico in Europa, essendo questi limiti di emissione superiori a quelli indicati dalla UE,e che saranno rafforzati nel “Fit-for-55”. Infine sono state totalmente ignorate le flotte aziendali, canale di elezione per le auto elettrificate e importante veicolo di “svecchiamento” del parco, attraverso la re-immissione di veicoli a emissioni zero al termine dei noleggi, e a prezzi convenienti rispetto al nuovo. Tutto ciò non farà che aggravare la crisi di mercato presente e continuerà ad allontanare l’Italia dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, relegandola sempre più alla marginalità e obsolescenza. Questo approccio industriale di certo non contribuisce a rendere l’Italia più attraente per gli investimenti di aziende estere, rispetto agli altri paesi nei quali la scelta di supportare la domanda è più chiara e meglio pianificata e farà diventare a breve il settore automotive italiano arretrato con perdite di Pil e di posti di lavoro sul medio periodo, mettendolo in crisi».
La pensa così anche il segretario generale di Motus-E Francesco Naso: «I nuovi incentivi alle auto elettriche, seppur positivi, rischiano di non essere pienamente efficaci. “In base a quanto apprendiamo da fonti di stampa, infatti, il Governo sta concedendo fino a 5.000 euro di incentivi per le auto pure elettriche a fronte di una spesa massima di 35.000 euro, mentre fino a 4.000 euro per auto ibride plug-in a fronte di una spesa massima di 45.000 euro. Questo è incoerente con l’obiettivo di diffondere su larga scala i mezzi completamente elettrici e con le politiche sulle infrastrutture di ricarica messe in campo sinora: infatti da una parte lo Stato finanzierà con 740 milioni di euro le infrastrutture di ricarica ad alta potenza, dall’altra non incentiverà auto che ricaricano ad alta potenza, che possono diventare da subito prime auto di famiglia. Servirebbe coerenza fra le misure. Inoltre il fatto che gli incentivi non si estendono alle flotte aziendali rappresenta un’occasione persa. Come già detto, le flotte aziendali possono essere strumento di vera diffusione dei mezzi a batteria, portando sul mercato dell’usato, nel giro di 3-4 anni, veicoli elettrici che potranno essere acquistati anche da famiglie che non possono permettersi un mezzo nuovo. Il rischio vero è che l’ecobonus così disegnato non sia del tutto efficace, mancando di accelerare la diffusione di massa delle auto a zero emissioni e anzi limitandone addirittura il mercato rispetto allo scorso anno».
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