La palla passa ancora al governo, ma l’azione dovrà essere rapida e incisiva. In gioco c’è la tenuta del mercato automobilistico italiano che significa, soprattutto, garantire quella mobilità sostenibile ormai divenuta un mantra. Ecco perché è determinante proseguire nell’azione di svecchiamento del parco circolante, quasi per il 30% costituito da vetture con omologazione ante Euro 4 (oltre 11,2 milioni).
Di ieri, in proposito, è la notizia dell’esaurimento, con più di 2 mesi e mezzo di anticipo, degli incentivi destinati alla fascia di mercato con emissioni di CO2 tra 61 e 135 grammi/km, cioè i veicoli con motori tradizionali: in tutto 250 milioni dei 490 stanziati per il primo semestre.
A disposizione restano ancora 169 milioni di fondi residui più 75,7 milioni (Legge di Bilancio 2021), una montagna di soldi (244,7 milioni) per chi desidera acquistare un’auto elettrica o ibrida ricaricabile. L’urgenza, però, come chiedono le associazioni di categoria (Anfia, Unrae e Federauto) è che si attivi al più presto il rifinanziamento della fascia «61-135» insieme a un adeguato stanziamento: da metà maggio in poi, considerando che molte consegne con incentivo arriveranno nelle prossime settimane, il tracollo è una drammatica certezza.
«Le risorse terminate – commenta Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) – si sono rivelate subito assolutamente decisive, ma comunque insufficienti per l’intero primo semestre. Ora il mercato dell’auto e il suo indotto rischiano di collassare, influendo pesantemente sull’obiettivo di ottenere nel 2021 la prevista crescita del Pil del 4%». In prima linea, affinché il settore, duramente provato dalla pandemia, continui a essere sostenuto, c’è Gianluca Benamati (Commissione attività produttive della Camera) che continua a lavorare allo scopo di inserire misure strutturali per l’auto nel Piano di ripresa e resilienza.
Intanto, a ieri, il mercato segnava un -20% sullo stesso aprile del 2019, ultimo anno valido per un raffronto non condizionato dal Covid-19. E molto indicativo per il governo è il fatto che gli incentivi andati esauriti hanno pesato per un terzo dei volumi nel primo trimestre.
Due le strade percorribili: il «Decreto Sostegni» che non prevede però ancora nulla sul settore; il nuovo scostamento di bilancio che, a questo punto, «dovrà per forza contenere qualcosa sul rifinanziamento di questi incentivi», afferma Michele Crisci (Unrae)
«Confidiamo che i bonus possano ripartire – aggiunge Adolfo De Stefani Cosentino (Federauto) -: del resto, sono tutti soldi che allo Stato ritornano in accise e imposte».
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