«Il ministero dello Sviluppo economico sta valutando le soluzioni più favorevoli in relazione all’ecobonus, senza quindi la necessità di un rifinanziamento come conseguenza all’esaurimento delle risorse stanziate»; di fatto, l’introduzione di incentivi strutturali come da tempo chiedono le associazioni di categoria, cioè Anfia (filiera italiana automotive), Unrae (importatori) e Federauto (concessionari). Il virgolettato appartiene a Gilberto Pichetto, viceministro dello Sviluppo economico e promotore del Tavolo Automotive che si è riunito ieri allo scopo di «condividere con tutti gli stakeholder di riferimento i passaggi fondamentali per programmare il percorso rispetto alle tecnologie e alle proposte di revisione normativa dell’Ue». Un passo fondamentale che mira «a rilanciare uno dei settori strategici dell’economia italiana», tra l’altro doppiamente penalizzato da pandemia e crisi dei chip con i conseguenti stop produttivi e i ritardi delle consegne.
Pichetto ha comunque precisato che «la transizione verde della mobilità, di per sé sostenibile da un punto di vista ambientale, deve esserlo anche da quello industriale, infrastrutturale e sociale».
Confidenti, alla luce dell’esito della riunione, le associazioni della filiera che hanno ricordato l’esigenza sempre più urgente di mettere mano allo svecchiamento del parco circolante. «È emersa la piena coscienza – spiega una fonte – che la transizione tecnologica dev’essere supportata. Da qui l’apertura su un piano a tre anni in cui modulare i fondi tra le fasce 0-60 e 61-135 grammi/km di CO2 emessa in continuità ossia senza interruzioni». Affrontati anche i problemi di carattere fiscale (altro tema da anni posto all’attenzione del governo) attraverso una valutazione del trattamento rispetto ai diversi meccanismi tra l’acquisto privato e quello aziendale.
In Italia, l’automotive vale il 20% del Pil, occupa 1,5 milioni di persone e «non si può mettere a repentaglio», il commento della delegazione Fiom seduta al Tavolo. Lo stesso sindacato ha chiesto anche sostegni per le vetture a Gpl e metano allo scopo di aiutare le famiglie a basso reddito, bocciando invece gli incentivi a beneficio dell’usato.
A proposito di transizione energetica e visione full electric della mobilità, dalla Germania arrivano notizie preoccupanti sul fronte dell’occupazione. Ed è proprio il gruppo Volkswagen, che tra elettrico e software investirà 73 miliardi, ad agitare lo spettro di 30mila tagli. In una riunione interna, l’ad Herbert Diess avrebbe parlato di costi troppi alti rispetto alla concorrenza, oltre a guardare con preoccupazione l’avanzata di Tesla anche in Germania dove punta a produrre 500mila veicoli l’anno, con 12mila dipendenti, rispetto alle 700mila unità con 25mila addetti della stessa Vw a Wolfsburg. I sindacati hanno subito bollato l’ipotesi di Diess come «assurda e senza fondamento». E potrebbe essere solo l’inizio di un’odissea generalizzata.
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