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Auto, l’allarme delle imprese dell’indotto: “Senza incentivi per elettriche ed ibride meno 161 mila veicoli v… – La Repubblica

L’assenza di incentivi all’acquisto per auto elettriche e ibride vorrà dire, per il mercato italiano, rinunciare per il prossimo anno a 161 mila auto vendute. Circa due terzi in meno rispetto alle previsioni con ecobonus. E’ questa la differenza tra i due scenari che l’Anfia, l’associazione che raggruppa le aziende dell’indotto, ha messo nero su bianco, sottolineando come l’Italia sia il fanalino di coda in Europa tra i grandi Paesi produttori. Francia, che stanzia 1,4 miliardi all’anno, Germania, che ha un budget di 4 miliardi, e Spagna, che prevede un sostegno di 800 milioni, hanno previsto interventi fino al 2025. L’ecobonus nostrano non proseguirà oltre il 31 dicembre di quest’anno. “Si tratta di un paradosso – sottolinea Gianmarco Giorda, direttore dell’Anfia – da un lato l’Italia conferma lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel nel 2035, ma non prevede in finanziaria interventi per sostenere l’acquisto o per creare le infrastrutture necessarie”. Stop a fine anno a qualsiasi bonus per realizzare anche le colonnine di ricarica per le auto con la spina.

Con un via libera agli emendamenti che prevedono incentivi per le motorizzazioni a zero o basso impatto, l’Anfia prevede che nel 2022 il mercato potrebbe arrivare a 230 mila auto elettriche e ibride vendute. In assenza, invece, si arriverebbe a non più di 69 mila auto. “Ancora troppo care e poco appetibili senza un sostegno”, spiegano dall’Anfia che invece propone un intervento da 3 miliardi di euro spalmati dal 2022 al 2024 per accompagnare in modo razionale la transizione ecologica. Bonus a scalare che partirebbero nel 2022 con un incentivo massimo di 7 mila euro, 3.500 se un mezzo ibrido. Aiuto che farebbe passare la quota di mercato dell’elettrico sopra il 15% in Italia rispetto al 9,4% attuale. In Germania è già al 21,1%, in Francia al 17,9%. Per ora non sembra essersi aperto nessun varco al Senato. Oltre a una non disponibilità di risorse, sembra che ci sia una visione differente tra il Mise, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti e dove il vice Gilberto Pichetto Fratin è d’accordo per un sistema di incentivi pluriennali, e il Mef. I tecnici del ministro Daniele Franco non sono convinti degli effetti benefici: il rischio è che i sostegni avvantaggino le produzioni all’estero piuttosto che quelle italiane, non avendo un effetto così positivo sul Pil. “Ogni auto prodotta all’estero – ricorda però Giorda – ha un valore, in termini di componentistica italiana, di circa 1.000-1.500 euro”.

Anche i sindacati continuano a battere il tasto incentivi: “L’assenza di misure di sostegno all’industria in transizione dell’automotive e all’acquisto di veicoli a basse e zero emissioni nella legge di Bilancio, è l’ennesimo segnale negativo. Il governo ha scelto di abbandonare il settore nel momento più critico”, dice Michele De Palma responsabile auto della Fiom-Cgil. E aggiunge: “Senza interventi strutturali di sostegno alla domanda, come in tutta Europa, in particolare alle famiglie e ai cittadini a basso reddito, ci chiediamo come pensa il governo di avviare la transizione tecnologica e di rilanciare un settore in profonda crisi e cambiamento?”. Così sono a rischio 50 mila posti di lavoro. “Il nostro Paese – dice Ferdinando Uliano, responsabile settore automotive – è l’unico in Europa a non aver stanziato agevolazioni per la mobilità sostenibile. Se tutto questo avverrà, l’impatto sulle produzioni e quindi sull’occupazione, sarà estremamente negativo. Si stima una riduzione di oltre il 50% dei volumi”.

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