Il mondo post-Covid? Viaggerà (sempre di più) su due ruote. È questa la convinzione di Gianluca Santilli e Pierangelo Soldavini, autori di “Bikeconomy”, saggio edito da Egea che dopo il successo della prima edizione torna in libreria in una nuova versione aggiornata per effettuare un check-up completo all’universo della bicicletta in Italia e non solo, alla luce delle conseguenze della pandemia. Un evento drammatico che secondo gli autori, tuttavia, può aprire nuove prospettive di crescita per un comparto in cui il nostro Paese gioca un ruolo da protagonista a livello internazionale, forte di un Pib (il Prodotto interno bici) stimato in quasi 12 miliardi di euro, grazie non solo alla produzione di mezzi, accessori e relativi materiali – tra i fiori all’occhiello del Made in Italy – ma anche alla grande crescita del cicloturismo, il cui giro d’affari è stato stimato da Legambiente in 7,6 miliardi.
A 200 anni dalla sua nascita, la sfida che la bicicletta si trova davanti non è però meramente economica: le due ruote hanno la possibilità di affermarsi come il mezzo di trasporto principale del mondo post-Covid, che si trova a fare i conti con una crescente diffidenza verso i mezzi pubblici e un ritorno di fiamma verso l’utilizzo delle auto, considerate più sicure di fronte al timore del contagio (in Cina, ad esempio, l’uso delle vetture private è cresciuto dal 34 al 66% dall’insorgere della pandemia) ma meno sostenibili dal punto di vista ambientale.
Per stimolare il ricorso alla mobilità su due ruote, tuttavia, non è sufficiente affidarsi alla politica dei bonus, che in Italia ha comunque contribuito al boom di vendite del 2020, con 2.010.000 (+17%) biciclette acquistate tra mezzi tradizionali (1.730.000 pezzi acquistati, +14% sul 2019) ed eBike (280mila, +44%). Secondo gli autori solo una trasformazione degli spazi (urbani e non) che offra maggiore possibilità di relazione, condivisione, circolazione, interazione e interscambio – valorizzando inoltre le potenzialità della digitalizzazione – consentirà di realizzare nel concreto il modello della “città dei quindici minuti” e integrare davvero la mobilità sostenibile nella quotidianità degli italiani. Oltre che un enorme passo avanti verso una migliore qualità della vita, comunque, la rivoluzione smart rappresenterebbe un’enorme opportunità di crescita economica per il Paese: se non fare nulla su questo fronte avrebbe un costo annuale di 14 miliardi di euro, agire in tal senso comporterebbe al contrario un guadagno di 9 miliardi.
Tra strade del tutto nuove e altre già battute, insomma, gli autori accompagnano il lettore alla scoperta delle potenzialità di una “bikeconomy” il cui valore, nella sola Unione europea, è oggi di oltre 510 miliardi di euro, esplorandone tutte le dimensioni. Dalle fabbriche dove si continuano a produrre biciclette con tecnologie e materiali sempre più avanzati fino alle ciclofficine urbane, passando per le strade delle megalopoli a misura di bicicletta e per itinerari enogastronomici da godere su e giù dai pedali, fino alle storie dei campioni di ieri e di oggi e di imprenditori illuminati. Luoghi, persone e percorsi diversi ma accomunati dalla passione per due ruote, un telaio, un manubrio, un paio di pedali e una catena che ne trasmette il movimento: un meccanismo semplice, economico, pulito, essenziale e allo stesso tempo perfetto.
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