“Questo blocco mette in ginocchio tutta quella economia edile che è portante per lo Stato italiano, infatti su questo settore si reggono quasi tutte le attività in Italia”
Il superbonus, l’ecobonus, il bonus ristrutturazioni, il sismabonus e il bonus facciate saranno soggetti a nuovi vincoli: la cessione del credito sarà limitata ad un solo passaggio. La novità è contenuta nel Decreto “Sostegni ter” approvato questo pomeriggio dal Consiglio dei Ministri. Superbonus, ecobonus, bonus ristrutturazioni, sismabonus e bonus facciate: credito cedibile una sola volta. Il decreto prevede che il credito di imposta corrispondente a superbonu bonus ristrutturazioni, ecobonus, sismabonus e bonus facciate sia ceduto una sola volta. Questo significa che:
– il beneficiario della detrazione potrà cedere il credito ad altri soggetti, banche e intermediari finanziari, ma questi non potranno cederlo a loro volta;
– i fornitori che praticano lo sconto in fattura potranno recuperare lo sconto sotto forma di credito di imposta e cederlo una sola volta ad altri soggetti, banche o intermediari finanziari, ma questi ultimi non potranno cederlo a loro volta.
Tutti i contratti stipulati violando queste regole saranno considerati nulli.
Sconto in fattura e cessione del credito, le modifiche al Decreto Rilancio
Si arriva a questo perché l’articolo 26 del decreto approvato modifica l’articolo 121, comma 1, lettere a) e b) del Decreto Rilancio. Se le novità del decreto “Sostegni ter” saranno confermate, le disposizioni che regolano lo sconto in fattura e la cessione del credito cambieranno nel seguente modo:
Art. 121
1. I soggetti che sostengono, negli anni 2020, 2021, 2022, 2023 e 2024, spese per gli interventi elencati al comma 2 possono optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione spettante, alternativamente:
a) per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi e da questi ultimi recuperato sotto forma di credito d’imposta, di importo pari alla detrazione spettante, con facoltà di successiva cessione del credito cedibile dai medesimi ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari senza facoltà di successiva cessione;
b) per la cessione di un credito d’imposta di pari ammontare, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari senza facoltà di successiva cessione.
* Le frasi barrate saranno soppresse, quelle in corsivo diventeranno efficaci con l’entrata in vigore del Decreto Sostegni ter.
Bonus edilizi e cessione del credito, lo spartiacque del 7 febbraio
La bozza stabilisce che i crediti che al 7 febbraio 2022 sono stati già ceduti, potranno essere oggetto esclusivamente di una ulteriore cessione.
In vista delle nuove regole, i crediti di imposta stanno per trasformarsi in una patata bollente. Se le nuove regole saranno convertite in legge, prima della loro entrata in vigore tutti gli operatori che non vogliono utilizzare i crediti di imposta in compensazione saranno interessati a cederli al più presto.
“Questo è un attacco forte alle imprese – afferma Rosario Mancino, segretario nazionale di Lega Impresa – che, in virtù di queste agevolazioni, hanno investito sul personale, quindi hanno assunto tante persone, hanno formato e specializzato i dipendenti, hanno investito in termini di attrezzature, acquistando i terreni per realizzare i magazzini e capannoni. Dunque questo blocco mette in ginocchio tutta quella economia edile che è portante per lo Stato italiano, infatti su questo settore si reggono quasi tutte le attività in Italia. Basta pensare al commercio (con l’acquisto di materiale edile), ai trasporti (con appunto il trasporto dei materiali), alla consulenza (i consulenti per la consulenza e per la formazione). Sottolineamo che l’edilizia è trainante in Italia e fermare questo settore significa la fine di un Paese”.
“Questo porta una grande crisi sia per le aziende in termini di produttività, di rientro degli investimenti sia per quanto riguarda le attrezzature che i dipendenti – sottolinea Paolo Provino, presidente di Lega Impresa – e mette anche in ginocchio l’economia per quanto riguarda i lavoratori perché fermando un settore in forte espansione, che è trainante ed importante per l’Italia, logicamente tanti contratti non verranno rinnovati ed altri dovranno cessare, non essendoci il lavoro. Quindi si andrebbe ad incrementare la disoccupazione e si andrebbe a creare cassa integrazione, quindi spese per lo Stato. Chi può si mette in mobilità, gli altri si mettono in disoccupazione, quindi è stipendiato dallo Stato per stare a casa. Dunque lo Stato ferma i lavori, non permette ai cittadini di lavorare, non cè più il lavoro e paga questi ultimi per stare a casa. Questa è la cosa più sbagliata, ci auspichiamo un ripensamento da parte di tutte le forze politiche per un futuro migliore per il Paese”.
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