Da gennaio, le alternative alla classica detrazione nel 730 resteranno solo per il superbonus. Cosa cambia e quali le possibili conseguenze.
Se ne salva solo uno: il superbonus 110%. Per tutti gli altri bonus legati alla casa, ci si dovrà rassegnare: sarà possibile recuperare una parte delle spese solo attraverso la dichiarazione dei redditi, con la classica detrazione fiscale spalmata in più anni. Cessione del credito d’imposta e sconto in fattura spariscono dalla circolazione se non per l’agevolazione più elevata, quella, appunto, energetica del 110%.
La svolta è contenuta nella manovra 2022 approvata recentemente dal Governo. E questo vuol dire che chi vuole sfruttare queste alternative alla solita detrazione ed è già in ballo con i lavori di ristrutturazione o è in procinto di avviarli dovrà fare i pagamenti entro la fine del 2021.
Come resta, dunque, il quadro della situazione dei bonus casa, in attesa che il Parlamento confermi la manovra? Il superbonus 110% per i lavori di efficientamento energetico degli edifici resta «il re» delle agevolazioni, anche se azzoppato dal 1° gennaio 2022. Villette unifamiliari ed edifici che contengono fino a quattro unità immobiliari dovranno dire addio alla maxi-detrazione da quella data, a meno che il titolare dell’agevolazione abbia un Isee inferiore a 25mila euro e che i lavori riguardano la prima casa.
Va ricordato, inoltre, che la percentuale del 110% resterà per tutti gli altri edifici fino al 2023, dopodiché comincerà a scendere: 70% nel 2024 e 65% nel 2025, quando il superbonus non sarà più «super» ma garantirà una detrazione pari a quella di qualsiasi altro ecobonus.
Solo questo per questo tipo di beneficio, come detto, sarà possibile continuare a optare per la detrazione classica nella dichiarazione dei redditi, per lo sconto in fattura o per la cessione del credito d’imposta.
Tutti gli altri bonus casa perderanno questa opportunità da gennaio 2022. Il che non rappresenta solo una questione di scelte su come recuperare una parte della spesa ma anche sul fatto di avviare o meno i lavori: chi non ha la disponibilità oppure è incapiente e sperava di poter sistemare l’immobile contando sullo sconto in fattura o sulla cessione del credito, molto probabilmente, adesso ci penserà due volte. Il che, a cascata, potrebbe avere delle evidenti ripercussioni sul settore edile.
Anche perché, sempre dal 1° gennaio 2022, il bonus facciate subirà un forte taglio, passando dal 90% al 60%. Altra tegola su chi, finora, era indeciso sull’opportunità di dare il via ai lavori o meno: non solo avrà la possibilità di portare in detrazione il 30% in meno delle spese ma dovrà anche rinunciare a sconto in fattura e a cessione del credito.
A chi ha già cominciato gli interventi di ristrutturazione che danno diritto ai bonus casa, dunque, non resta che accelerare il più possibile i pagamenti per completarli entro la fine del 2021 anche se i lavori non sono finiti. Il ministero dell’Economia, infatti, ha confermato che per tutte le detrazioni diverse dal superbonus 110% l’attuale agevolazione resta in vigore fino al 31 dicembre. Il che significa che chi, ad esempio, paga per anticipato all’impresa l’intero intervento sulla facciata entro la fine dell’anno potrà ottenere la detrazione del 90%, purché dalla data della fattura risulti che il pagamento è stato fatto per tempo, e potrà beneficiare dello sconto in fattura o della cessione del credito d’imposta.
Il tutto, ovviamente, nel caso in cui la manovra passi in Parlamento così com’è stata scritta e approvata dal Governo.
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