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Bonus casa, scatta la tagliola del Fisco sui costi gonfiati dagli oneri burocratici – La Repubblica

Un terzo della somma spesa non cedibile. E’ questa la cattiva notizia che stanno ricevendo diversi condomini e singoli proprietari che hanno in corso interventi di ristrutturazione, ecobonus e bonus facciate. Con i nuovi obblighi introdotti dal decreto antifrode per poter effettuare la cessione del credito è infatti necessario asseverare la congruità della spesa, ossia il fatto che i prezzi applicati sono in linea con i prezzari regionali o comunque con i prezzi medi di mercato. Invece “a sorpresa” sia per i lavori di importo rilevante che per quelli minori, dalla perizia varie volte emergono prezzi superiori e anche di molto, a prescindere dall’aumento delle materie prime che comunque il tecnico è in grado di valutare. E la parte di spesa che risulta fuori mercato non è cedibile perché  si tratta di somme che nulla hanno a che vedere con l’intervento realizzato.

Esperto casa, tutte le domande e risposte

Il ricarico e le commissioni

A far lievitare i costi delle fatture, infatti, sono stati gli oneri per la cessione del credito, operazione che ha costo che è tanto più elevato quanto più è lungo il periodo di durata della detrazione fiscale. Per i bonus casa “ordinari” si tratta di 10 anni e mediamente il credito viene acquistato con una commissione di almeno il 20 per cento. Così tenendo conto di questi oneri  a fronte, ad esempio,  di un intervento di sostituzione di infissi, il preventivo poteva essere di 10.000 euro senza sconto e di 13.000 con sconto in fattura. A conti fatti chi optava per questa opzione risparmiava comunque, spendendo alla fine solo 6.500 euro. Oggi invece non è più così: se ci sono costi non in linea con i valore della prestazione la quota aggiuntiva resta a carico del committente.

La verifica voce per voce

Con l’obbligo di asseverazione delle spese spetta infatti al professionista (architetto, ingegnere o geometra abilitato alla progettazione di edifici e impianti) verificare che l’ammontare della prestazione abbia un costo in linea con quello di mercato valutato sulla base dei prezzari pubblici, sia per quel che riguarda il costo dei beni e delle materie prima sia per quanto riguarda il valore della manodopera. Così se la spesa  di 13.000 risulta “congrua” solo per l’importo di 10.000 euro, la detrazione spettante è di 5.000 euro e pari a questa la somma cedibile al fornitore. Gli altri 3.000 euro, invece, restano a carico anche per chi ha lavori in corso e ha già pagato parte delle fatture al 50 per cento. L’asseverazione, infatti, deve riguardare l’intero ammontare della prestazione, non le singole fatture di spesa, per cui chi ha già ottenuto degli sconti, se il totale non risulta congruo dovrà aggiungere a saldo la differenza di tasca propria.

Niente cessione del credito per lavori non ancora avviati

Nel decreto antifrode, poi, è stato chiarito che il tecnico non può certificare la correttezza delle spese solo sulla base del preventivo, ma deve verificare che l’intervento sia almeno iniziato. Quindi chi pensava di poter utilizzare il bonus facciate del 90 per cento pagando l’intera fattura alla ditta, ossia il solo 10 per cento, di qui a fine anno senza neppure avviare i lavori, non potrà avere l’asseverazione e quindi non potrà cedere il credito. Firmando l’asseverazione, infatti, il tecnico risponde civilmente e penalmente di quello che attesa, e quindi ha l’obbligo di fare almeno un salto in cantiere se non vuol rischiare di essere chiamato in causa per aver dichiarato il falso.

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