Il bonus per le colonnine di ricarica delle auto elettriche previsto per il 2022 è un tema che sta destando molta attenzione. Può essere definito un ulteriore passo, sul piano governativo, verso una mobilità più sostenibile.
Uno dei principali ostacoli alla diffusione dei veicoli elettrici in Italia è, infatti, la carenza delle infrastrutture di ricarica sul territorio.
Già nel 2020 si è cominciato a incrementare la rete delle stazioni di ricarica, come indica il rapporto di Motus-E sui dati 2020: “Nonostante i rallentamenti generali per effetto del Covid-19 e del lockdown, quella del 2020 è stata comunque un’ottima annata per la mobilità elettrica in Italia. […] Nel corso del 2020 le installazioni sono cresciute mediamente del 39% […], sono passate da 7.203 a 9.709 (+2.506), mentre i punti di ricarica da 13.721 a 19.324 (+5.602). La ripartizione media delle infrastrutture pubbliche è dell’80% su suolo pubblico e del 20% su suolo privato a uso pubblico (es. supermercati o centri commerciali)“.
Purtroppo, circa il 21% di esse risulta attualmente non utilizzabile per il mancato collegamento alla rete elettrica o per altre motivazioni autorizzative. Inoltre si sottolinea la necessità di una diffusione più capillare delle stazioni di ricarica, soprattutto nelle aree di servizio e lungo le arterie autostradali.
Come ottenere gli incentivi per colonnine e auto elettriche
L’ammontare dei fondi sbloccati per il bonus, incentivo che comprende l’installazione e l’acquisto di colonnine elettriche, è di 90 milioni di euro. Leggendo il decreto del Mite (Ministero per la Transizione Ecologica), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 ottobre 2021, scopriamo quindi che possono usufruire del bonus sia persone fisiche che svolgono attività d’impresa, sia soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società (Ires), per cui enti pubblici e privati, società e trust che hanno come oggetto principale l’esercizio di attività commerciale.
Il bonus è a disposizione in conto capitale e può raggiungere al massimo il 40% delle spese ammissibili, tutte soggette a fatturazione elettronica. In particolare le spese comprendono:
- l’acquisto e la messa in opera delle infrastrutture di ricarica, inclusa l’installazione di colonnine, impianti elettrici, opere edili correlate e strettamente necessarie e impianti di monitoraggio
- i costi per la connessione alla rete elettrica e di connessione per un massimale del 10%
- i costi di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi, nel limite del 10%
Per quanto riguarda le aziende, tra le condizioni fondamentali per usufruire degli incentivi c’è la residenza in Italia, l’iscrizione al Registro delle imprese, non essere in situazione di difficoltà, essere iscritte presso Inps e Inail e avere una posizione contributiva regolare.
Inoltre non bisogna aver richiesto altri contributi pubblici per le stesse spese incluse nel decreto del Mite.
I professionisti, invece, devono essere in regola con gli adempimenti fiscali, il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali ed eventuali restituzioni di somme dovute per revoca di agevolazioni.
Inoltre, il loro volume d’affari non deve essere inferiore al valore dell’infrastruttura di ricarica per cui viene richiesto il contributo. Nel caso di professionisti in regime forfettario, questi possono fare richiesta del contributo per un valore dell’infrastruttura non superiore a 20.000 euro.
I moduli per la domanda verranno definiti con ulteriori provvedimenti del Mite e, previa verifica della documentazione inoltrata, i contributi saranno erogati dal Ministero entro 120 giorni.
Nell’ottica più estesa dei provvedimenti per agevolare la transizione verso una mobilità più sostenibile, gli incentivi per le colonnine seguono quanto già approvato per le auto elettriche, il cosiddetto Ecobonus.
Si tratta della misura promossa dal Mise che offre contributi per l’’acquisto di veicoli a ridotte emissioni ed è gestito da Invitalia (l’Agenzia dello sviluppo che si occupa anche dell’erogazione dei fondi per le colonnine elettriche).
Nato per la finalità esclusivamente ambientale della riduzione delle emissioni CO2, l’Ecobonus va a integrarsi con le vigenti normative europee per la qualità dell’aria e dell’ambiente.
Il suo svolgimento in 4 fasi determina un circolo virtuoso di corresponsione e rimborso dei contributi tra le imprese costruttrici, i venditori e l’acquirente finale.
L’incentivo, previsto dalla legge di Bilancio 2019, comprende diverse categorie di mezzi elettrici acquistati e immatricolati in Italia dal 1° marzo 2019 al 31 dicembre 2021.
Ci sono stati poi ulteriori aggiornamenti con il Decreto Rilancio del 19 maggio 2020, il Decreto Agosto del 14 agosto 2020 e la Legge di Bilancio 2021.
Dal 27 ottobre di quest’anno, inoltre, sono state riaperte sulla piattaforma Ecobonus del Mise le prenotazioni degli incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni, dopo che è stato pubblicato il Decreto fiscale che ha rifinanziato per il 2021 il fondo automotive con ulteriore 100 milioni di euro (Fonte Mise).
Auto elettriche pro e contro
Quali sono dunque i pro e i contro da valutare per l’acquisto o il Noleggio a Lungo Termine delle auto elettriche?
Oltre ai già citati sgravi fiscali, i vantaggi riguardano soprattutto la mobilità urbana e i costi di manutenzione. Per le auto elettriche o ibride è prevista, infatti, l’esenzione del pagamento per il parcheggio nelle strisce blu in molti comuni italiani.
Un fattore che contribuisce ulteriormente a contenere le spese delle auto elettriche è l’esclusione dal pagamento del bollo. Per le regioni Lombardia e Piemonte l’esenzione è perenne, nelle altre regioni riguarda i primi 5 anni per le vetture con trazione completamente elettrica e i primi 3 se parliamo di ibride, dopodiché l’imposta è comunque ridotta del 75%.
A livello di viabilità, inoltre, l’elettrico permette l’accesso a tutte le zone ZTL e alla circolazione nelle giornate di limitazione al traffico per la qualità dell’aria.
Si aggiungono poi i benefici sui costi di un pieno per una vettura elettrica rispetto a quello di un’alimentazione a benzina o gasolio e, soprattutto, l’impatto ambientale ridotto.
A questo proposito si deve considerare non solo l’abbassamento delle emissioni di CO2 ma anche quello dell’inquinamento acustico soprattutto nei centri urbani più trafficati.
Il concetto di impatto ambientale, però, torna anche quando si parla dei contro di una svolta completamente elettrica nell’industria automobilistica: l’ostacolo maggiore riguarda la produzione delle batterie di alimentazione che implica l’utilizzo di materie prime di difficile reperimento. A questo si aggiunge la problematica dello smaltimento di queste stesse batterie.
Alcune delle argomentazioni a sfavore a cui si dà più risalto, come la limitata autonomia del veicolo tra una ricarica e l’altra, le modalità e i tempi di ricarica e la scarsa durata delle batterie, sono da valutare in base ai modelli delle auto e all’uso che ne viene fatto.
Cosa sapere sulla manutenzione delle auto elettriche
Partendo dal presupposto che la manutenzione delle auto elettriche è un campo ancora in parte sconosciuto per diverse case automobilistiche, alcune indagini hanno confermato una minor spesa per i tagliandi dei veicoli Ev (Electric Vehicles) rispetto a quelli Ice (Internal Combustion Engine vehicles).
Per le auto ibride le cose sono diverse: secondo l’Alternative Fuels Data Center dello U.S. Department of Energy, i veicoli Hev (Hybrid Electric Vehicles), avendo comunque dei motori a combustione interna, comportano una manutenzione simile a quella dei veicoli classici.
Sempre l’Afdc spiega quali sono i vantaggi sul mantenimento delle auto Ev. I veicoli Ev richiedono tipicamente meno manutenzione rispetto a quelli convenzionali perché:
- la batteria, il motore e l’elettronica associata richiedono poca se non addirittura nessuna manutenzione
- ci sono meno fluidi, come l’olio motore che richiede una manutenzione regolare
- l’usura dei freni è ridotta considerevolmente grazie alla frenatura a recupero
- ci sono molte meno parti mobili in confronto a un classico motore a benzina
Quanto risparmiamo quindi sui tagliandi delle auto elettriche? Il risparmio medio annuo è del 42% (182 euro/anno delle auto elettriche, contro i 314 euro delle auto a benzina) nei primi 6 anni, mentre per alcuni modelli si arriva anche a una riduzione del 75% dei costi per la manutenzione ordinaria.
Un ulteriore aspetto da considerare è la manutenzione della batteria, che nasce con un limitato numero di cicli di ricarica. Alcune case automobilistiche hanno sistemi di batterie che utilizzano un liquido refrigerante come sicurezza per abbassare la temperatura, in questo caso saranno necessari controlli regolari.
In generale le batterie delle auto elettriche sono costruite per avere la stessa aspettativa di vita del veicolo che le ospita.
Le industrie automobilistiche non specificano il prezzo di un eventuale cambio di batteria, operazione che se dovesse avvenire fuori dalla garanzia avrebbe un costo considerevole.
Tuttavia anche qui le spese per l’alimentazione elettrica vanno di pari passo con i progressi della tecnologia e l’aumento del volume di produzione.
Quanto inquinano le auto elettriche
Abbiamo accennato precedentemente all’inquinamento derivato dalla produzione e dallo smaltimento delle batterie delle auto elettriche.
Questo è uno dei principali argomenti di discussione quando si parla dei possibili effetti inquinanti dei veicoli Ev e del loro ruolo nell’impatto ambientale.
A oggi infatti, non esiste ancora un sistema di riciclo che possa garantire il recupero consistente dei materiali e quindi una diminuzione dell’inquinamento da questi prodotti.
Le stesse materie prime impiegate (rame, litio, cobalto) rischiano di estinguersi se i tassi di riciclaggio non avranno un incremento decisivo entro il 2050, come specificato dall’European Environmental Bureau.
Per ora l’impegno europeo si concentra sul sostegno alla ricerca e all’innovazione con progetti ad hoc con fondi dedicati, come lo European Battery Innovation.
Ci sono poi altre due questioni nel dibattito sulla sostenibilità delle auto elettriche: la provenienza dell’energia elettrica utilizzata e la distribuzione dei sistemi di ricarica.
Nel primo caso la priorità è investire sugli impianti di produzione di energie rinnovabili, che possono quindi fornire energia pulita anche per l’uso delle auto elettriche.
Accrescere e mantenere una rete di infrastrutture di ricarica sul territorio, come abbiamo visto, è un obiettivo primario anche a livello nazionale e oggetto dei finanziamenti appena emessi.
Fondamentale sarà ottenere una distribuzione uniforme in tutte le regioni e garantire un adeguato funzionamento.
Nell’ottica di promuovere una mobilità sostenibile e tradurre in azioni la riduzione dell’impatto ambientale, Sifà offre il servizio di Noleggio a Lungo Termine e gestione di flotte aziendali su tutto il territorio, con particolare impegno e attenzione verso soluzioni di mobilità ecosostenibili in linea con l’innovativo paradigma Circular Mobility.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.