Mai come oggi, in Italia, si sono visti tanti bonus, sovvenzioni, indennità, aiuti ai cittadini e alle famiglie. Complice la crisi generata dalla pandemia da Covid-19, il paese si è ritrovato sommerso da una enorme quantità di strumenti che immettono denaro all’interno dell’economia reale allo scopo di risollevarne le sorti.
Molti di questi bonus sono stati introdotti negli anni passati e prorogati di anno in anno, alcuni sono stati introdotti dagli ultimi due governi. Il Bonus Verde appartiene alla prima categoria.
Esso è infatti stato introdotto per la prima volta nel 2018 dall’allora Governo Gentiloni, e successivamente prorogato da due governi presieduti da Giuseppe Conte con le rispettive Leggi di Bilancio. Non è ancora chiaro se il Governo di Mario Draghi intenda anch’esso ulteriormente posticipare la conclusione del Bonus Verde. Ma tutto lascerebbe pensare di sì.
Il Bonus Verde infatti, sebbene in modo un po’ laterale (e vedremo perché), s’inserisce all’interno del progetto di riqualificazione ambientale della penisola. E ciò potrebbe far sì che una buona parte dei fondi destinati a finanziare la misura siano attinti ai 209 miliardi di euro in arrivo dall’Unione Europea.
Come ormai abbiamo imparato, i fondi del Next Generation EU, che in Italia diventerà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), saranno assegnati al nostro paese proprio con la precisa finalità di promuovere una ripresa che abbia un occhio di riguardo per le attività di riqualificazione ambientale e di efficientamento energetico. In questo senso, il Bonus Verde potrebbe non vedere la fine con la conclusione del 2021.
Nell’articolo introduciamo dunque il Bonus Verde, spieghiamo che cos’è, come funziona, quali sono i requisiti per ottenerlo e soprattutto quali sono le prospettive di rinnovo del provvedimento per il prossimo futuro.
Bonus Verde: che cos’è?
Il Bonus Verde è una particolare agevolazione che consente di ottenere un rimborso parziale per le spese sostenute in favore della realizzazione e manutenzione straordinaria delle aree verdi degli immobili. In particolare, come si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate, il Bonus Verde riguarda gli interventi di
«sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, rimpianti di irrigazione e realizzazione pozzi, nonché la realizzazione di coperture a verde e giardini pensili.»
Vale a dire che, grazie al Bonus Verde, è possibile provvedere alla realizzazione di giardini presso gli immobili, completi di impianti di irrigazione. L’indennità, inoltre, compre anche le spese di progettazione delle aree verdi e anche gli interventi di manutenzione. Questi ultimi, però, devono essere funzionali alla realizzazione dei giardini.
Mentre non danno diritto al Bonus Verde gli interventi di manutenzione ordinaria delle aree verdi. Per intendersi, affinché si possa usufruire di questo bonus, è essenziale che sia avviata una attività che preveda «un intervento innovativo o modificativo» delle aree verdi.
Se l’intervento rispetta i requisiti di cui sopra, il contribuente ha la possibilità di ricevere un rimborso pari al 36% delle spese sostenute. Vi è naturalmente un limite alle possibilità di rimborso, il quale è fissato a 1800 euro. Questo perché vengono rimborsate le spese sostenute fino a 5 mila euro. Il 36% di 5000 corrisponde appunto 1800 euro.
Bonus Verde: come funziona?
Il Bonus Verde, come del resto molte altre iniziative simili che intervengono a rimborsare le spese sostenute per le attività di ristrutturazione degli immobili, non offre un risarcimento immediato dell’investimento. Esso viene corrisposto nel corso di un decennio, suddividendolo in dieci rate di pari importo.
Il rimborso, inoltre, non viene riconosciuto come denaro liquido, ma consiste in uno sconto sulle imposte che il contribuente è tenuto a pagare ogni anno a seguito della presentazione della propria dichiarazione dei redditi. Ossia, il rimborso si configura come una detrazione fiscale sull’importo dovuto di Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).
Bonus Verde: a chi spetta?
Per poter beneficiare del Bonus Verde è innanzitutto necessario che il titolare dell’intervento (ossia colui che si fa carico delle spese) sia anche il proprietario o il locatario dell’immobile. È necessario, in altri termini, avere un diritto di proprietà sull’immobile in questione, o in alternativa essere titolare di un contratto di locazione (cioè pagare un regolare affitto) o di comodato.
Ma possono usufruire del Bonus Verde anche gli enti pubblici o le imprese che corrispondano l’Ires, nonché gli Istituti Autonomi di Case Popolari.
Per quanto riguarda le spese per la realizzazione di aree verdi presso le parti comuni degli edifici condominiali, è possibile anche in questo caso ottenere la detrazione prevista dal Bonus Verde. In questo specifico caso, a ognuno dei nuclei familiari che hanno contribuito in misura eguale alle spese verrà riconosciuta una detrazione proporzionata all’importo speso.
Inoltre, è importante sottolineare che per i lavori di natura condominiale il limite di spesa di 5 mila euro è in realtà da applicarsi ad ogni singola unità immobiliare coinvolta nelle spese di intervento. Questo, in altri termini, significa che se cinque nuclei familiari proprietari di altrettante unità immobiliari partecipano ad un lavoro di ristrutturazione del verde ubicato nelle aree comuni, il limite di spesa ammonterà a 25 mila euro. (Ossia: 5 mila x 5 = 25 mila).
A questo punto occorre aggiungere alcune precisazioni. La prima riguarda il passaggio di proprietà di un immobile per il quale è stato richiesto (e concesso) il Bonus Verde. In caso di vendita di una unità immobiliare sulla quale si siano effettuate delle attività di installazione o ristrutturazione delle aree verdi, la detrazione spettante verrà trasferita al nuovo proprietario. A meno che il vecchio e il nuovo proprietario non si accordino in maniera differente.
Bonus Verde: quali sono gli interventi rimborsabili?
Esaminando più nel dettaglio gli interventi che possono essere rimborsabili mediante il Bonus Verde, possiamo citare la realizzazione di impianti di irrigazione e di pozzi. Ma sono incluse tra le spese detraibili quelle legate alla fornitura di piante o arbusti, qualsiasi essi siano.
Il Bonus verde rimborsa anche le spese per la riqualificazione dei tappeti erbosi, a patto che essi non siano destinati all’utilizzo per finalità sportive. Sono compresi tra gli interventi ammessi anche quelli per la realizzazione di coperture a verde, giardini pensili, e per il restauro di giardini con un eminente pregio dal punto di vista storico o artistico.
Bonus Verde: quali sono le spese non rimborsabili?
Al contrario, per gli interventi che non producano esiti innovativi sull’immobile non è previsto il rimborso dal Bonus Verde.
Vale a dire che non sono detraibili le spese che riguardano l’acquisto di beni funzionali alla manutenzione ordinaria (quali ad esempio robot tagliaerba, o attrezzi come pale e picconi) e gli interventi ad essa connessi.
Bonus Verde: quale documentazione bisogna presentare?
Per poter beneficiare del Bonus Verde è ovviamente presentare la specifica documentazione che attesti l’avvenuta realizzazione degli interventi, la tipologia degli stessi e l’entità delle spese sostenute.
Questo significa che è necessario conservare tutte le ricevute e le fatture delle spese. In esse deve essere possibile identificare la tipologia di intervento realizzato dal fornitore e i dati anagrafici del beneficiario (in particolare, il codice fiscale) così da poter ricondurre in modo inequivocabile l’intervento al proprietario (o locatario) dell’immobile.
Occorre inoltre presentare una specifica autodichiarazione, la quale attesti che l’importo delle spese per le quali si richiede il rimborso del 36% non sia superiore al limite stabilito di 5 mila euro.
Nel caso in cui i lavori per la realizzazione o innovazione di aree verde presso le aree comuni di un condominio, sarà poi necessario che l’amministratore condominiale certifichi l’adempimento di tutti gli obblighi previsti dalla legge. Dovrà inoltre essere evidente sulla documentazione l’importo speso collettivamente dall’intero complesso condominiale per la realizzazione degli interventi.
Sempre in riferimento ai lavori realizzati su aree comuni di un condominio, occorre presentare una autodichiarazione di natura condominiale nella quale siano correttamente indicati i dati catastali delle singole unità immobiliari e una accurata descrizione della tipologia di intervento realizzato.
Bonus Verde: verrà rinnovato?
Riguardo al rinnovo del Bonus Verde, al momento non ci sono notizie certe, né indiscrezioni permettono di far affermare con sicurezza che esso sarà disponibile anche per il 2022.
L’ultima Legge di Bilancio, nel comma 76 dell’art. 1, aveva rinnovato la misura per tutto il 2021. Questo significa che, se non vi saranno ulteriori provvedimenti in merito, essa scadrà il 31 dicembre prossimo.
E tuttavia, data la natura stessa del Bonus Verde, non è inverosimile pensare che esso possa essere rinnovato. I prossimi fondi in arrivo dall’Unione Europa (i 209 miliardi di euro previsti dal Next Generation EU per l’Italia) sono infatti subordinati alla realizzazione di un’«Europa più verde, più digitale e più resiliente.»
Uno dei punti programmatici fondamentali del Recovery Plan, infatti, è proprio la tutela dell’ambiente, delle aree verdi e la lotta al cambiamento climatico. Sebbene il Bonus Verde non sia direttamente improntato alla promozione di un’economia verde, è tuttavia collocabile all’interno di una più generale visione che concepisce gli spazi pubblici e privati, così come aree urbane, come maggiormente coinvolti all’interno del progetto di tutela della natura.
Questo, in sostanza, può far legittimamente pensare che la proroga di un altro anno (o anche più) del Bonus Verde potrà essere in buona parte finanziata grazie ai fondi comunitari che arriveranno nei prossimi anni. Motivo per il quale è legittimo sperare che la prossima Legge di Bilancio, ormai imminente, possa contenere al suo interno anche l’estensione annuale dei termini per poter beneficiare di questa importante agevolazione.
Copywriter e collaboratore giornalistico, classe 1987.
Ho una laurea in filosofia conseguita presso l’Università degli Studi di Torino. Ho studiato a lungo il processo di integrazione europea e i meccanismi di integrazione delle società complesse, fissando il risultato delle mie ricerche in due distinte pubblicazioni: “Il processo di integrazione europea” e “Razionalizzazione della solidarietà”. Mi interesso dell’attualità politica, di economia, storia e teoria della comunicazione. Quando non scrivo, o faccio ricerca, svolgo attività di consulenza per le aziende, curandone tutti gli aspetti della comunicazione, interna ed esterna.
Il mio motto è? “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.