Un “tesoretto” da oltre 8 miliardi, tra crediti fiscali acquistati e in fase di valutazione, per lo più legati al Superbonus e agli altri bonus per edilizia e costruzioni. È quanto emerge dai bilanci del 2021 delle maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e Mps, in attesa che giungano maggiori dettagli anche da Poste Italiane, tra i soggetti più attivi negli ultimi mesi nell’acquisto di crediti d’imposta connessi all’ampio ventaglio di agevolazioni in vigore, soprattutto per la ristrutturazione di case ed edifici.
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A febbraio alcuni soggetti compratori di queste detrazioni fiscali, tra cui Poste, Cdp e Banco Bpm, avevano sospeso gli acquisti dopo le limitazioni alla circolazione dei crediti stabilite dal decreto “Sostegni ter”. Le successive modifiche, tramite apposito decreto sui crediti fiscali, avevano poi consentito di riprendere le attività, sia pure con alcuni paletti.
La denuncia di Confartigianato
In una lettera diffusa il 29 marzo, il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, chiedeva all’ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante, di “riconsiderare le nuove modalità di gestione delle acquisizioni di crediti legati ai bonus edilizia”. Ciò alla luce delle “pesanti difficoltà degli imprenditori a fronte del cambiamento repentino e radicale delle policy aziendali adottate da Poste”.
In particolare, Granelli sottolinea “le ripercussioni negative per le imprese derivanti dalla decisione di Poste di abbassare il plafond di crediti cedibili a un massimo di 150.000 euro, a fronte dei precedenti 500.000, e di accettare soltanto le prime cessioni di crediti. Tutto questo – prosegue il presidente di Confartigianato – senza alcuna preventiva comunicazione che consentisse alle aziende una adeguata riprogrammazione della propria attività, magari verso altri operatori intermediari. Il risultato è che oggi gli imprenditori si vedono rifiutate, senza alcuna motivazione, pratiche già avviate e, strozzati da inattese esigenze di liquidità, rischiano di veder compromessa la propria attività. Problemi analoghi per tutte le imprese che avevano già ceduto un primo Stato di avanzamento lavori a Poste e che ora si vedono non accettati i successivi” nota ancora Granelli.
La posizione di Cna Lombardia
Sulla stessa linea Cna Lombardia, che in una nota del 31 aprile ha denunciato “di aver raccolto negli ultimi giorni numerose segnalazioni da parte di micro e piccole imprese relative ai disagi e ai danni economici provocati dalla rigidità e dalla lunga paralisi dell’attività di Poste Italiane nella gestione delle pratiche di Superbonus nell’ambito della cessione dei crediti fiscali”.
In particolare, prosegue la nota, “la decisione di Poste, unilaterale e non preventivamente comunicata, di ridurre il plafond dei crediti cedibili da 500 mila euro a 150 mila euro, ha determinato disagi gestionali e indirettamente danni economici a molti operatori del settore, alcuni dei quali starebbero in queste ore considerando il possibile ricorso a vie legali per ottenere dei risarcimenti”. “Dopo i travagli e i ‘singhiozzi’ normativi degli ultimi mesi – osserva il presidente, Giovanni Bozzini – è tempo di trasmettere un messaggio di stabilità e programmabilità degli interventi, nella logica di massimizzare gli investimenti e di non scoraggiare la domanda”.
I numeri delle Poste…
In attesa che dal bilancio del gruppo quotato in Borsa e a partecipazione pubblica giungano ulteriori dettagli, Del Fante nei giorni scorsi ha fatto sapere che “ci sono 2mila richieste giornaliere” e che gli acquisti da parte della società sono stati pari a 7,5 miliardi. “Siamo stati più che presenti – ha aggiunto Del Fante – rispetto al mercato, continueremo a esserlo, i paletti sono quelli che via via il quadro normativo ha inasprito nel corso della revisione della norma. Avevamo un obiettivo di 9,5 miliardi e lo traguardiamo a fine periodo, era quello che ci eravamo prefissati”.
…e delle maggiori banche italiane
Con i bilanci già pubblicati, si possono invece ricostruire un po’ di numeri sulle maggiori banche italiane. Intesa Sanpaolo, nella relazione al 31 dicembre, fa sapere che, “dall’inizio dell’operatività, risultano finalizzate richieste di cessione crediti per circa 2 miliardi”. Anche Banco Bpm riferisce che, al 31 dicembre, risultavano “impegni contrattualizzati con soggetti terzi per futuri acquisti di crediti d’imposta per un ammontare complessivo di circa 2 miliardi”. Tale cifra si aggiunge ai 912,1 milioni di euro di crediti d’imposta, in termini di valore nominale, già acquistati alla fine dello scorso anno da parte del gruppo milanese.
Anche Unicredit segnala, al 31 dicembre 2021, crediti di imposta per 252 milioni, cui vanno sommati impegni per acquisti futuri per 939 milioni. Allo stesso modo, Banca Mps, anzitutto, segnala di avere perfezionato, alla fine del 2021, “circa 5mila operazioni di acquisto, di cui circa il 66% con privati e condominii, per un valore nominale di 189 milioni di euro, utilizzabili a partire dall’anno in corso”, e quindi dal 2022. Il gruppo senese evidenzia, però, di avere ricevuto, alla data del 31 dicembre 2021, “richieste di cessione di tali crediti per un ammontare complessivo di circa 1,8 mld di euro, attualmente in corso di verifica/lavorazione”. C’è da scommettere che queste cifre nei bilanci delle banche siano destinate ad aumentare ulteriormente, sebbene i numerosi paletti introdotti suggeriscano una generale frenata rispetto all’euforia registrata nel settore nel 2021.
Source: repubblica.it
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