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Bonus edilizi interrotti e aziende al collasso. In 1.800 senza stipendio – Il Tirreno

Dopo il boom del 2021 anno tornano a morire le imprese lasciando cantieri aperti e lavoratori costretti alla vertenza

Oltre 1.800 vertenze aperte in un anno per recupero crediti, solo dalla Cgil e solo per il comparto dell’edilizia. Centinaia di operai che hanno lavorato mesi gratis per aziende che adesso sono già chiuse e sparite nel nulla o pronte a farlo. Numeri superiori a quelli degli anni precedenti, quando le vertenze toscane si attestavano intorno alle 1.400, ma con una particolarità: sono state tutte, o quasi, provocate dal pasticcio dei bonus edilizi, che prima ci sono, poi no, poi sì, ma non per tutti. E i cantieri aperti alla fine sono rimasti così: con facciate sventrate da terminare, tetti aperti da richiudere, milioni bloccati nei cassetti fiscali, imprese con soldi da incassare e che non incasseranno mai, lavoratori in attesa di stipendi che chissà come e quando prenderanno.

I dati delle imprese

Secondo i dati di Ance Toscana, tra il 2011 e il 2021, si è assistito a una continua riduzione delle imprese del settore edile, sia di quelle registrate scese da 68.700 a poco meno di 58.600 (-14, 7%) , sia di quelle attive calate da 64.455 a poco meno di 52.700 (-18,3%). Se si prendono però i dati di InfoCamere dei primi trimestri del 2020 e del 2021 il rapporto tra aperture e chiusure è in positivo: nel 2020 erano 58.974, mentre nel 2021 sono salite a 59.234. È l’effetto dello sblocco da parte del governo dei bonus edilizi, come il Superbonus 110%, quello per le ristrutturazione al 50%, il bonus facciate e via dicendo. I cantieri da allora hanno aperto come funghi.

Come funzionano i bonus?

Il governo ha scelto tre formule: 1) lo sconto in fattura che viene anticipato dall’impresa che ha effettuato gli interventi e poi viene recuperato dallo stesso come credito d’imposta che può essere ceduto alla banca o a un altro intermediario finanziario; 2) il credito d’imposta che appunto può essere ceduto alla banca o a un altro intermediario creditizio (detrazione in cinque anni anche se in questo caso è necessario anticipare la somma necessaria per gli interventi da eseguire, recuperabile con la dichiarazione dei redditi negli anni successivi). Le prime due opzioni sono andate alla grande. Ma fatta la legge trovato l’inganno, ed è successo che alcune (poche) aziende (non in Toscana, stando a fonti investigative) erano riuscite a truffare lo Stato e a ricevere i bonus senza aver mai eseguito i lavori. Da qui l’introduzione, a novembre, di un decreto antifrode che ha di fatto chiuso i rubinetti dei crediti. Ma intanto i lavori erano partiti, gli investimenti fatti. Chi doveva ricevere i crediti non li ha più avuti. Il correttivo appena apportato alla normativa, col via libera a una quarta cessione del credito, non riguarderà nemmenotutti.

I fondi bloccati

Secondo uno studio di Cna Toscana, il 53% delle imprese con i crediti bloccati opera nell’impiantistica, il 42% nell’edilizia e il 5% nella produzione. L’ammontare dei crediti bloccati deriva per un 30% da lavori del Superbonus 110% e relativi lavori trainati, per il 31% da lavori dell’ecobonus tradizionale, per il 28% da lavori del bonus edile tradizionale e solo l’11% da lavori del bonus facciate.

Imprese a rischio

Le imprese edili hanno già iniziato a chiudere. I dati di InfoCamere lo confermano: nel primo trimestre del 2022 le aziende sono scese a 58.034 (-0,62%). Dentro quei numeri ci sono storie di srls, società a responsabilità limitata e semplificata, che hanno potuto aprire con due euro di capitale, zero spese notarili e zero, o quasi, tasse per i primi due anni, tanto facili da aprire, quanto da chiudere e riaprire sotto mentite spoglie. Ma ci sono anche storie di aziende che invece stanno lottando per rimanere in piedi e non ce la fanno. l

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