Tra circa dieci settimane, a seconda della posizione geografica, saremo obbligati a mettere vestiti più pesanti. Giocare d’anticipo è scaltro, laddove non essenziale, perché ad attenderci ci sono un autunno e un inverno nel segno dell’austerity, tra prezzi e carenza di energia, su tutte il gas, che impongono al governo l’idea di un probabile razionamento.
Occorre quindi passare in rassegna fonti alternative di calore più economiche e che sfuggano alle logiche dei contingentamenti. Tra queste le stufe alimentate a pellet, per il cui acquisto sono previsti degli incentivi.
Come funziona il bonus stufe a pellet
Il bonus può rientrare sotto due diverse logiche. La prima è quella dell’ecobonus al 65%, fino a un massimo di 30mila euro, ma soltanto per gli interventi di riqualificazione energetica di immobili già iscritti al catasto o la cui pratica di iscrizione è in corso. Non può quindi essere applicato agli edifici in costruzione.
La seconda logica, quella dell’agevolazione fiscale del 50%, rientra nel bonus mobili poiché le stufe alimentate a biomasse sono considerate al pari della manutenzione straordinaria così come prevista dalla Legge di bilancio 2022. L’importo massimo detraibile è di 10mila euro per il 2022, questo significa che l’acquisto e l’eventuale istallazione delle stufe a pellet devono essere completati entro il 31 dicembre 2022.
Di fatto le stufe a biomasse vengono considerate alla stessa stregua di un impianto di climatizzazione a pompa di calore il quale, peraltro, può essere usato anche per scaldare ambienti.
Il bonus 50% è applicabile a ogni singola stufa a prescindere dal fatto che abbia un sistema di gestione del fumo o meno, anche se affiancata al sistema di riscaldamento tradizionale. Al di là dell’agevolazione, va considerato che si può ricorrere alla caldaia tradizionale per poche ore al giorno e azionare la stufa a pellet durante il resto della giornata, conseguendo quindi un notevole risparmio e mantenendo i locali a una temperatura gradevole anche durante i periodi in cui il clima è più rigido.
Come richiedere il bonus
Per la detrazione Irpef al 50% occorre documentare e certificare le spese al momento della dichiarazione dei redditi. Per l’ecobonus il venditore o l’installatore devono fare la necessaria comunicazione all’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Oltre alla documentazione fiscale, vanno conservate anche le prove di pagamento che siano fattura, bonifici o transazioni con carte di credito o debito. Non può godere delle agevolazioni chi paga in contanti, con assegni o con mezzi di pagamento non chiaramente tracciabili.
In entrambi i casi occorre che il venditore o l’installatore certifichino che la stufa rientra nei parametri sanciti dalla Legge 152/2006.
Il pellet
È ricavato da diverse fonti vegetali, tra le quali il legno e i suoi scarti da lavorazione. Negli ultimi mesi il prezzo del pellet è aumentato, farne scorta in anticipo risulta quindi essere saggio perché tra già dal mese di agosto, normalmente, il prezzo comincia ad aumentare a causa delle naturali richieste di mercato.
Oltre a permettere di risparmiare, il pellet ha minori impatti sull’ambiente. Per raggiungere entrambi gli obiettivi è opportuno acquistare soltanto pellet di qualità certificata, poiché le varietà più scadenti producono una maggiore quantità di fumi e residui da combustione i quali, intasando la stufa, aumentano il consumo.
Non da ultimo, attenzione alle truffe. Il Sito Money.it riporta che la Guardia di Finanza ha sequestrato 1,5 milioni di sacchi di pellet contraffatti, ossia 5.000 tonnellate. Attualmente, riporta il sito, a causa della crescente domanda, della carenza di materiali e dell’inflazione, un sacco da 15 chilogrammi di pellet costa tra i 15 e i 20 euro. Reperirne sul mercato a prezzi molto inferiori dovrebbe indurre cautela.
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