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Boom della bicicletta, ma anche ritardi e aumenti. L’intervista a Paolo Magri, presidente di Ancma – Ciclismo

Quanto ha influito il bonus mobilità sulla determinazione di questa situazione di ritardo?

Abbiamo assistito a un generale aumento della domanda, le conseguenze della pandemia hanno fatto il resto. Il bonus mobilità ha sicuramente sostenuto la vitalità che abbiamo registrato nel mercato e ha dato una spinta ad esso, ma dal nostro punto di vista abbiamo anche notato che l’interesse attorno alla bicicletta è comunque cresciuto a prescindere dall’intervento degli incentivi all’acquisto. La necessità di spostamenti veloci, distanziati e sostenibili, ma anche il desiderio di libertà e benessere hanno trovato risposta nelle peculiarità insite nella bicicletta, soprattutto in città.

Quante biciclette sono state vendute nel corso del 2020 e quanto è stato l’aumento in percentuale rispetto all’anno precedente?

Stiamo terminando di elaborare i numeri proprio in questi giorni. Ogni anno ANCMA fornisce una stima del mercato analizzando e incrociando vari dati per determinare una fotografia completa che riguarda anche la produzione e la bilancia commerciale del settore. Quello che possiamo anticipare è che abbiamo superato il muro dei 2 milioni di pezzi venduti, un aumento percentuale a doppia cifra che interessa sia le bici tradizionali (+14%) che, soprattutto, le eBike (+44%).

Non pensate che l’aumento delle vendite del 2020 possa portare a un rallentamento negli anni futuri?

Non è affatto scontato. La diffusione dell’utilizzo della bici può invece contribuire a rendere ancora più palesi i vantaggi di questo mezzo e creare un circolo virtuoso attorno a esso, sia per la mobilità quotidiana che per lo sport e lo svago. Ci sono poi da considerare anche aspetti interessanti che riguardano l’indotto su tutta la filiera: siamo quindi fiduciosi.

Non temete che le bici acquistate finiscano per essere dimenticate nelle cantine? Cosa serve per garantire che gli italiani comincino davvero ad andare in bicicletta nella quotidianità?

Anche questo è un timore molto marginale. Serve un investimento sul piano culturale e per l’infrastrutturazione ciclabile. Se prendiamo 100 persone che vogliono passare alla bici per spostarsi in città, almeno 60 ci risponderanno che non lo fanno per paura. Molti italiani sono già propensi all’utilizzo nella quotidianità, ma è necessario che questa spinta dal basso si incontri con quella delle istituzioni. L’incentivo all’acquisto, come detto, è stato importate ma ora è necessario un incentivo all’utilizzo per completare un cammino ideale che in molti altri paesi d’Europa è già realtà. E nei fatti questo lo abbiamo visto concretizzarsi nelle così dette “ciclabili covid”, dalle quali nessun amministratore locale vuole tornare indietro anzi vuole sviluppare.

Da più parti si segnala l’aumento dei prezzi al pubblico sia di ricambi che di bici. Credete sia legato alla contingenza, oppure è un fattore strutturale che continuerà in futuro?

È un fenomeno strettamente legato al boom del mercato nel 2020 e alle ragioni che determinano i ritardi nelle consegne, quindi crediamo che andrà gradualmente risolvendosi. Quanto sta succedendo può tuttavia portare il settore ad interrogarsi sui modelli di produzione e sulla necessità di una maggiore emancipazione sul fronte della fornitura di componenti.

Quali soluzioni state mettendo in atto per tornare a una normale disponibilità di biciclette?

Sul breve periodo non ci sono sinceramente soluzioni anche se alcune produzioni di telai a livello nazionale si stanno rinvigorendo. Un problema così complesso non ha soluzioni semplici e crediamo si debba agire sul lungo periodo. Come detto, quello che si sta verificando pone il settore di fronte a nuove sfide e opportunità. Tra queste sicuramente quella di sviluppare la produzione di componentistica direttamente sul suolo europeo e nazionale, dove di concentrano eccellenze, know-how e capacità. Questa prospettiva, tutt’altro che astratta, ha bisogno però di un sostegno sussidiario da parte del Governo, con interventi robusti sulla riduzione del costo del lavoro e sul supporto degli investimenti di un settore oggi in crescita e che può creare ancora occupazione e valore per il Sistema Paese. Noi crediamo che questa possa essere una direzione su cui muoverci coralmente e l’occasione del Recovery Fund potrebbe essere quella giusta per iniziare questo significativo processo di reshoring della produzione.

Cosa è cambiato nei metodi di vendita con la pandemia? Quanto vale il mercato online?

Nella vendita di biciclette non molto, la bici completa si acquista ancora sul punto vendita fisico, stimiamo le vendite online attorno al 4% del totale. Sugli accessori il discorso è diverso, soprattutto per l’abbigliamento. I negozi specializzati sono ancora un punto di riferimento e anche per questo non abbiamo smesso di fare pressione sulle istituzioni durante per garantirne l’apertura durante l’applicazione di misure più restrittive legate al contenimento della pandemia, restituendo ai rivenditori dignità e centralità.

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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