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Boom edilizio grazie al superbonus – Gazzetta di Parma

Parma città cantiere. Non c’è quartiere dove palazzi, condomini o singole case non siano fasciati da ponteggi. È il boom edilizio innescato dal decreto legge 34 del 2020, quello che ha istituito il «superbonus 110%» per l’efficientamento energetico e i lavori antisismici. Un’occasione ghiotta che i parmigiani non si sono lasciati sfuggire: riqualificare la propria abitazione a costo zero grazie ad un meccanismo di legge che consente alle banche di anticipare il pagamento all’impresa costruttrice in cambio di un credito fiscale che gli istituti bancari possono far valere verso lo Stato.

I dati delle autorizzazioni edilizie richieste al Comune di Parma fotografano bene il fenomeno. Dal primo gennaio al 31 agosto 2019, quindi in periodo pre-pandemia, le autorizzazioni richieste erano state 2.388. Nello stesso periodo del 2020, in un anno funestato da ripetuti lockdown, 2.066. Nello stesso periodo di quest’anno le pratiche sono schizzate a 2.947, quasi il 47% in più dell’anno prima.

«All’inizio gli interventi erano limitati e parziali, interessavano solo alcune porzioni dell’immobile quali l’impiantistica o le facciate ma poi, via via che lo Stato ha semplificato le procedure sia per la presentazione delle pratiche ai comuni che per l’ottenimento dei benefici fiscali, gli interventi sono diventati più significativi, come la demolizione e la ricostruzione di interi fabbricati», spiega Luca Gandolfi, dello Sportello attività produttive ed edilizia del Comune di Parma.

Non è stato facile però arrivare a questo risultato, e anche oggi si rischia di non poter cogliere tutte le potenzialità del decreto.

Lo spiega Andrea Baghi, presidente della Sezione costruttori edili dell’Unione Parmense Industriali (cui aderiscono una sessantina di imprese) e amministratore delegato di Cooperativa Edile Artigiana sc e di Enterprise costruzioni srl.

«La strada è iniziata molto in salita. Il sistema normativo era complicatissimo e chi ha operato dal luglio 2020 a fine giugno 2021 ha affrontato problemi che spesso hanno scoraggiato proprietari di immobili e amministratori di condominio», dice Baghi.

A partire dalla necessità di sanare preventivamente eventuali irregolarità edilizie e presentare i documenti originali della prima licenza edilizia (per edifici vecchi anche di 50 anni e più) in un momento in cui l’accesso all’archivio comunale era, per i vari lockdown, quasi impossibile

Il punto di svolta, «che ha dato le ali al fenomeno», dice Baghi, è stato il decreto 77 del 2021 detto «semplificazioni bis» convertito in legge ed entrato in vigore a fine luglio, che ha varato la «Cilas» (Comunicazione inizio lavori semplificata): un taglio alla burocrazia, la possibilità di avviare i lavori, solo per interventi del superbonus 110%, anche in caso di irregolarità edilizie (non è una sanatoria: l’attività di controllo e sanzionamento rimane intatta), procedure più semplici ed anche più garantiste per le banche, e stop alla proliferazione di indicazioni procedurali, spesso tra loro contraddittorie, emesse dai vari enti statali coinvolti, in primis da Agenzia delle Entrate, EneA, Ministero dell’economia e delle finanze.

L’Ance (Associazione nazionale costruttori edili, il cui presidente è il parmigiano Gabriele Buia) ha pubblicato dati aggiornati al 31 agosto da cui emerge come il numero degli interventi fra giugno e agosto sia raddoppiato rispetto all’intero periodo precedente (ossia dal primo luglio 2020) generando 3,2 miliardi di nuovi investimenti che si traducono in 6 miliardi di credito di imposta maturati: si ipotizza che a fine anno i crediti di imposta maturati saranno circa 9 miliardi dei 18 stanziati dal Governo.

Ma, oltre alle luci, ci sono ombre: molti condomini rischiano di restare a bocca asciutta e non poter usufruire delle agevolazioni. «La legge madre del superbonus 110% ha introdotto un prezziario di riferimento con “prezzi delle lavorazioni” pre pandemia: ma dopo due anni di lockdown a singhiozzo, la ripresa di Usa e Cina che hanno fatto incetta sul mercato mondiale di materie prime quali l’acciaio da cemento armato (aumentato in nemmeno un anno del 243%), i prezzi delle lavorazioni tipiche del superbonus 110% sono molto aumentati», fa notare Baghi.

Altro problema è reperire i ponteggi: «Quasi tutte le aziende li noleggiano, ed al momento non si trovano, vista la grande e contemporanea richiesta», dice Baghi. E poi ci sono i materiali, ad esempio gli isolanti per i cappotti termici, o i serramenti: le ditte specializzate non riescono a soddisfare le richieste, i costi crescono ed i tempi di consegna si allungano.

Per questo Ance ha chiesto al governo che siano estesi anche al superbonus 110% i ristori alle imprese, oltre il 10% dei rincari dei materiali, così come il governo ha previsto per i lavori pubblici.

Ma c’è anche un problema di organici. «Le imprese edili sono reduci da 15 anni di crisi durante i quali si sono persi un milione di posti di lavoro solo in parte oggi recuperati: al momento mancano 600 mila addetti rispetto al 2007 e la capacità produttiva delle imprese di costruzione italiane si è ridotta» dice il rappresentante dei costruttori. «La nostra azienda, che ha una potenzialità di lavoro da superbonus 110% fino alla fine del 2023, contrattualizza solo quegli interventi che siamo in grado di portare a termine nonostante tutte queste problematiche» aggiunge Baghi.

L’Ance chiede quindi al Governo che il superbonus 110% , il cui termine ora è il 31 dicembre 2022, venga prorogato almeno fino alla fine del 2023. «La partita non è facile, ma le potenzialità sono altissime e sono moderatamente ottimista. L’importante è che i proprietari degli alloggi riuniti in condominio scelgano con attenzione le aziende a cui affidarsi, valutando professionalità, competenza e la presenza storica sul mercato» conclude Baghi.

Monica Tiezzi

Source: gazzettadiparma.it

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