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Brescia, Ecobonus: il paradosso della classe energetica per gli edifici allacciati al teleriscaldamento – Corriere della Sera

Si fa presto a dire Ecobonus. A Brescia, città con oltre 21 mila edifici collegati al teleriscaldamento (l’ 80 per cento del totale), i supersconti per coibentare la casa non sono così immediati come altrove. Il motivo? Il calore derivante dalla combustione dei rifiuti (e in misura minore dalla centrale Lamarmora e dal vapore ceduto dalle acciaierie Alfa Acciai e Ori Martin) viene considerato dal legislatore nazionale energia rinnovabile e questo alza di parecchio la classe energetica di molte abitazioni (anche non di recente costruzione). Per accedere al finanziamento governativo del 110% l’intervento deve determinare un miglioramento di due classi energetiche (per esempio dalla classe D alla B) ma diventa arduo se l’appartamento risulta — per il semplice fatto che è collegato al teleriscaldamento — già in classe B o A1 o A2. E questo dipende dal fatto che è cambiata la normativa sulla classificazione energetica: oggi a incidere sul valore è il tipo di energia utilizzata (fossile o rinnovabile). Con il paradosso che l’appartamento allacciato al teleriscaldamento, formalmente in classe B o A, rimane comunque un edificio non coibentato, che quindi disperde molte energie. Tanto che il proprietario paga ad A2A bollette da mille euro ogni inverno.

È quello ad esempio che è capitato al geometra Leonardo Baldassarri, chiamato a fare una valutazione energetica su delle villette a schiera di San Polo. «Dovendo certificare un edificio collegato alla rete di teleriscaldamento, essendo esso considerata energia rinnovabile, i valori che escono dal calcolo sono molto bassi, per cui è probabile che edifici costruiti negli anni 80 (ad esempio San Polo) vengano classificati in classi alte (B, A1, A2, A3) anche se il valore delle bollette che l’utente paga resta alto. Ne consegue che risulta difficile superare le due classi con interventi di efficientamento energetico del solo involucro(cappotto, serramenti, copertura)» spiega al Corriere.


Un tema al vaglio anche degli uffici di Regione Lombardia. «Negli anni passati, per favorire la diffusione degli impianti di teleriscaldamento, è stata introdotta a livello nazionale una modalità di calcolo che valorizza le prestazioni energetiche degli immobili allacciati» spiegano dagli uffici del settore Ambiente. Questi ultimi, in caso di nuova costruzione o ristrutturazione importante, non sono nemmeno soggetti all’obbligo di installare le Fonti di energia rinnovabile. «Di conseguenza ora, se sono già in classe A, faticano a fare il famoso doppio salto di classe. A meno che non intervenga una specifica modifica normativa nazionale, sarà difficile che possano avere il doppio salto di classe perché gli edifici allacciati al teleriscaldamento sono già in cima alla scala delle classi energetiche». Difficile ma non impossibile: se non è possibile il salto di due classi energetiche basta infatti raggiungere la classe energetica più alta (A4).

Sul tema intervengono anche gli assessori Miriam Cominelli (Ambiente) e Michela Tiboni (Urbanistica): «Auspichiamo che il legislatore nazionale riesca a trovare una formulazione normativa in grado da una parte di valorizzare la positiva esperienza del teleriscaldamento, di cui Brescia è pioniera, e che dall’altra possa garantire i benefici che derivano dagli interventi messi in campo dagli ecoincentivi. Tali interventi possono portare a una reale diminuzione dei consumi in particolare nel caso dei condomini, anche se limitati al solo involucro».

11 giugno 2021 | 07:59

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