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Buia (Ance): per fermare le truffe sui bonus bloccare le aziende fasulle – Corriere della Sera

Buia (Ance): per fermare le truffe sui bonus bloccare le aziende fasulle

Presidente, perché il mercato dei lavori con i bonus si è in molti casi fermato? Colpa della legge che non prevedeva controlli, del decreto Sostegni ter che ha limitato la cessione del credito o delle troppe truffe?

«La svolta c’è stata quando tutti i bonus sono diventati cedibili – risponde il presidente dell’Ance (associazione dei costruttori) Gabriele Buia –. Quelli ordinari, dove non erano previsti controlli particolari e prezziari di riferimento, hanno imboccato un binario diverso dal Superbonus del 110%, dove invece questi requisiti erano richiesti. Una differenza che poi si è vista nei dati dell’Agenzia delle Entrate: sul Superbonus le truffe sono state solo il 3% mentre ai primi posti ci sono il bonus facciate e l’ecobonus. Adesso bisogna correggere rapidamente la situazione altrimenti il mercato non riparte».


Con la legge di Bilancio 2022 visto di conformità e asseverazione di congruità dei prezzi sono stati estesi anche agli altri bonus.

«Sì e siamo stati noi a chiederlo. Anzi voglio subito dire che Ance, ove possibile, si costituirà parte civile contro le truffe. Sono stanco di sentire che mondo edilizia è il mondo del malaffare. Da mesi denunciamo questo fiorire di imprese, ben 11.600, costituite senza nemmeno un dipendente al solo scopo di prendere questi bonus e abbiamo avanzato proposte precise per arginare la situazione».

«Noi pensiamo che si debba fare come per la ricostruzione dopo il terremoto nell’Italia centrale, dove ai lavori possono partecipare solo aziende qualificate, che abbiano cioè la certificazione di un ente terzo circa l’idoneità a fare determinati lavori. Troverei logico che si adottasse lo stesso sistema, perché anche i bonus sono soldi pubblici. Verrebbero così fatte fuori tutte le imprese non sono serie».

Ma perché ce ne sono così tante?

«Perché il nostro è l’unico settore dove si può aprire un’azienda senza dover sostenere alcuna prova. Per iscriversi alla camera di commercio come parrucchiere bisogna fare un esame invece chiunque può aprire un’impresa edile senza dover dimostrare nulla. E così ci sono anche ex macellai, florovivaisti e rivenditori di acqua minerale che hanno costituito ditte di costruzioni alle quali si dà la possibilità di farsi avanti anche per lavori da milioni di euro. Sono questi soggetti, tra l’altro, che drogano i prezzi e sottraggono materiali preziosi come i ponteggi alle ditte serie, che non li trovano più. Per non parlare degli infortuni sul lavoro. Ora il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dice che vuole obbligare tutti a rispetto del contratto nazionale. Le imprese serie lo fanno già».

Ci vorrebbero i controlli.

«Ci possono pensare l’Inail e le Casse edili alle quali ogni impresa con almeno un dipendente deve essere obbligatoriamente iscritta. Così come per controllare se un cantiere esiste o meno basterebbe che l’Agenzia delle entrate incrociasse i dati con le Asl alle quali ogni cantiere deve fare la notifica preliminare dei lavori».

Il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, nell’intervista al Corriere dice che tutti questi bonus stanno appunto drogando il settore delle costruzioni mentre sarebbe meglio aiutare l’industria, in particolare l’automotive.

«Le costruzioni vengono da 12 anni di crisi e quindi capiamo che l’automotive va aiutato. Ma vorrei sottolineare che adesso il nostro settore è chiamato a uno sforzo enorme per la realizzazione del Pnrr. Il mercato, ripeto, è stato drogato dalle imprese mordi e fuggi, non dalle aziende serie che sono la maggioranza. Meglio puntare su soggetti qualificati e fare le cose per bene e nei tempi giusti, magari prorogando la durata degli incentivi».

Veniamo ai correttivi allo studio del governo. Va bene limitare la cessione del credito a due tre volte e solo tra soggetti vigilati dalla Banca d’Italia?

«Sì, lo abbiamo proposto noi. Ma il provvedimento va preso subito, senza aspettare la conversione del decreto Sostegni ter. Ci vuole un emendamento al decreto Milleproroghe, in dirittura d’arrivo o un decreto ad hoc. Ci sono tantissime imprese che aspettano di incassare i crediti, senza i quali non possono pagare i fornitori».

E siete favorevoli all’introduzione di un codice identificativo per ogni operazione di cessione del credito?

«Purché non si sommi burocrazia a burocrazia».

Siete preoccupati anche per il decreto del Mite che deve stabilire i nuovi prezziari che serviranno per le asseverazioni di congruità. Perché?

«Perché se si stabiliscono prezziari omnicomprensivi dell’Iva e della posa in opera non si capisce come funziona il nostro settore. Il governo ci chiami a un tavolo e noi daremo tutte le indicazioni, poi decideranno in autonomia, ma conoscendo le cose, altrimenti c’è il rischio di un decreto che di nuovo blocchi tutti i lavori».

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