È desolante visitare i siti di molti Comuni italiani – si legge in una nota del movimento Cambiavento-, grandi e piccoli, e vedere in primo piano il banner che rimanda alla sezione dedicata al bonus-edilizia. La completezza delle informazioni, l’intuitività, la rapidità con cui può avviarsi l’iter e la tempestività delle risposte. Si visiti il sito del comune capoluogo: si vedranno subito le differenze e si avvertirà, appunto, un senso di desolazione. Ma anche di rabbia, al pensiero delle opportunità che si stanno perdendo in termini di lavoro e di economia in una città che langue. Eppure, sarebbe bastato copiare da chi ha fatto bene e meglio. Copiare. Non è poi così difficile.
Il superbonus Eco e Sisma del 110% per interventi edilizi è in assoluto uno dei provvedimenti più importanti adottati dal governo nazionale in seguito all’emergenza pandemica. Una risposta dagli effetti immediati sul piano economico ma anche di prospettiva concreta per la “transizione ecologica” e per la messa in sicurezza del territorio costruito. Il comparto edile è da sempre considerato strategico; fa circolare risorse e dà lavoro, ma è stato duramente colpito dalla crisi ben prima che scoppiasse la pandemia. Da qui l’importanza del bonus fiscale, che significa prima di tutto commesse per le imprese in ragione di interventi edilizi, spesso necessari e costosi, che altrimenti si sarebbero rinviati per chissà quanto tempo ancora. Ma attenzione, non interventi qualunque bensì finalizzati all’efficienza energetica e alla messa in sicurezza contro i terremoti. Questo significa che, sfruttato su vasta scala, il provvedimento del governo contribuirebbe anche ad abbassare significativamente il fabbisogno energetico delle abitazioni – singole o condominiali – e di conseguenza i costi sui bilanci familiari, con la possibilità di ridurre inoltre il rischio sismico. Insomma: lavoro, ecologia, risparmio e sicurezza in un colpo solo. Ci vuol poco quindi a comprendere l’importanza cruciale del bonus in un Paese come l’Italia, dove l’economia ristagna da anni, la disoccupazione non fa che crescere e il patrimonio immobiliare privato occupa tradizionalmente uno spazio enorme. E se il bonus è importante per la Nazione nel suo complesso, figurarsi quanto lo è nel caso specifico della Calabria, con i suoi indicatori socio economici inchiodati da tempo sul rosso fisso.
Ma tutto questo, evidentemente, al comune di Catanzaro non basta. Lo sanno bene i cittadini e soprattutto i professionisti che debbono gestire un iter burocratico commisurato ai benefici del bonus. Tempi biblici, determinati dalla scarsità di personale e, cosa ancor più grave, da un livello di informatizzazione degli uffici e quindi delle procedure da far dimenticare che siamo nel ventunesimo secolo. Informatizzazione prevista dalla legge 380 sin dal lontano 2001 e bellamente ignorata salvo poi, in questa particolare circostanza, correre ai ripari decidendo di utilizzare la piattaforma predisposta dalla Regione; la stessa che ha determinato una vera e propria sollevazione degli ordini di ingegneri e architetti. Un collo di bottiglia diabolico dentro cui le pratiche stentano, si arenano fino a fermarsi, vanificando di fatto tutti i benefici illustrati in precedenza.
Sciatteria? Inefficienza? Incapacità amministrativa? Tutto ciò che denunciamo da sempre potrebbe servire a spiegare questa assurdità. E poi però c’è spazio anche per la spiegazione più odiosa: una pratica che langue è una pratica che può essere sollecitata, spinta, caldeggiata grazie ai buoni uffici dell’amico di turno, al quale poi restituire il favore, magari sotto forma di consenso elettorale. È solo un sospetto, certo, un dubbio, sicuramente, ma entrambi inevitabili in una realtà che ormai da molto tempo ha sostituito il diritto con il favore.
È nei momenti drammatici che un territorio grida il suo bisogno di un governo capace e autorevole. E quale momento è più drammatico di quello che stiamo vivendo? Si può indulgere su tutto: su una pandemia terribile e le cui implicazioni sono oggettivamente difficili da gestire, su un piano vaccinale irto di difficoltà da superare per la sua piena attuazione; ma non si può restare indifferenti di fronte alle soluzioni che invece sono a portata di mano ma restano lì come lettera morta. Sfruttarle a pieno significa possedere appunto la capacità di governare i processi. Una capacità che a Catanzaro manca ormai da troppo tempo.
Source: catanzaroinforma.it
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