Architetti, ingegneri, geologi, periti e geometri uniti in un unanime grido di dolore: il superbonus 110%, così come uscirà dalla prossima legge di Bilancio, rischia di massacrare committenti e professionisti. Che dalla revisione governativa di fine ottobre al più recente decreto anti-frodi fosse iniziata un girone infernale è cosa nota. La notizia, piuttosto, sta proprio nelle firme congiunte del lungo j’accuse dei professionisti veneti. Non accade frequentemente che architetti e ingegneri si trovino a combattere nella stessa trincea, con loro uniscono le forze anche periti, geometri e geologi (non si dimentichi il sismabonus). Il mondo delle professioni è stato investito dal fenomeno 110. Ora rischia di esserne travolto. Giorno dopo giorno, col rarefarsi delle cronache parlamentari da cui, invece, ci si aspettava correzioni di rotta sostanziali, tocca «chiedere a gran voce» per dirla con i professionisti veneti, «modifiche agli incentivi legati alla riqualificazione degli immobili, il Superbonus 110% e il meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito».
Le procedure
I tecnici lo vivono sulla propria pelle giorno dopo giorno, affogati non solo e non tanto da tavole progettuali quanto da procedure di asseverazione che cambiano di continuo, dai mille dubbi che ogni giorno rallentano la corsa contro il tempo scandita dalle ultime scelte romane. La Cilas va presentata anche se c’è già una Scia? A scanso di equivoci le si presenta entrambe. Gli uffici tecnici dei Comuni, subissati di richieste, allargano le braccia. Il caos regna sovrano e ormai l’attività di progettazione, se legata al fatale 110, comincia a somigliare al gioco d’azzardo: «Mi baso sul prezziario Dei e su quello regionale o stringo i denti e attendo il prezziario unico nazionale previsto dal decreto anti-frodi ma che arriverò solo a inizio febbraio?».
Scadenze e tempistiche
«Il rischio – scrivono i professionisti – è che molti interventi legati a queste incentivazioni rimangano sulla carta, ostaggio di tempistiche inadeguate, rincaro dei prezzi, impossibilità di approvvigionamento dei materiali e norme fiscali cambiate in corsa con valore retroattivo». Una Caporetto. Due le richieste avanzate di chi è protagonista di una stagione di incertezze. La prima riguarda la proroga della scadenza al 30 giugno sulle case. Residuale, com’è noto, la «deroga» legata all’Isee sotto i 25 mila euro bocciata come foglia di fico. Sono molti gli interventi su case singole e non certo di lusso che, secondo i professionisti, stanno partendo solo ora in Veneto, dopo aver scavallato la montagna burocratica spesso più alta per le necessarie autorizzazioni paesaggistiche. Mantenere la scadenza per ultimare i lavori a fine giugno significa mettere sotto pressione un intero comparto con inevitabili incrementi della domanda di materiali, manodopera e attrezzature e, spiegano nella nota «dando luogo al progressivo rincaro dei prezzi – si ritiene di almeno il 30% – e a sempre maggiori difficoltà di approvvigionamento». Mancano i ponteggi e sul mercato si affacciano imprese e soggetti improvvisati che rischiano di compromettere il versante della sicurezza nei cantieri. L’altra richiesta, stringente, è la modifica della retroattività delle misure antifrode. L’obbligo del visto di conformità e della congruità dei prezzi relativamente a fatture e pagamenti già emessi non è accettabile. E, si chiedono architetti, ingegneri, geometri, periti, commercialisti: «Ci viene richiesta una verifica retroattiva. Siamo certi che la norma non sia incostituzionale?».
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26 novembre 2021 (modifica il 26 novembre 2021 | 09:03)
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