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Car sharing ancora in calo: le proposte di Aniasa per rilanciare il settore – Trasporti-Italia.com

I primi 7 mesi del 2021, nonostante la ripresa della circolazione e di una vita che torna alla normalità dopo il periodo peggiore della pandemia, non sono stati positivi per il car sharing. Il settore, dopo la grande crisi da Covid-19, è risultato comunque in calo – con transiti addirittura dimezzati – rispetto allo stesso periodo del 2019.

A denunciarlo è Aniasa, l’associazione che in Confindustria rappresenta i servizi di mobilità.Telelavoro e circolazione ancora limitata nelle città sono alla base del calo, ma non solo. Secondo l’associazione, a incidere è anche una politica incerta legata al sostegno dell’auto condivisa, che può svolgere un ruolo centrale per la riduzione delle emissioni inquinanti e per decongestionare le nostre città.

Aniasa: le proposte per il rilancio del car sharing

È per questo che Aniasa ha presentato 4 proposte per il rilancio del comparto.

“Servono più attenzione e misure strategiche: dall’abolizione del canone annuale per i veicoli alla riduzione al 10% dell’IVA su questi servizi, dall’inclusione nel bonus mobilità alla previsione di fondi pubblici per la promozione di piattaforme di mobilità pay-per-use” – ha dichiarato Massimiliano Archiapatti, presidente di Aniasa – L’associazione ha messo a punto quattro proposte concrete per sostenere il settore e garantire una maggiore diffusione dei servizi di sharing, fondamentale strumento di mobilità nelle nostre città. Tra le proposte lanciate da Aniasa quella relativa all’abolizione, da parte delle amministrazioni comunali, del canone annuale richiesto per ogni veicolo su strada ai player del car sharing per svolgere il proprio servizio. Azione già intrapresa a macchia di leopardo solo da alcuni Comuni. Tra le misure richieste dal settore vi è poi l’allineamento dell’aliquota Iva al 10% (prevista anche per Tpl e NCC), ossia l’aliquota in vigore per il trasporto urbano di persone, anziché l’attuale 22%.

Aniasa: i dati sull’auto condivisa

Nonostante, infatti, il car sharing a flusso libero sia un servizio gestito da operatori privati, rientra a tutti gli effetti nel network dei trasporti urbani messi a disposizione dei cittadini. La natura del servizio è proprio quella di porsi come prezioso complemento ai mezzi pubblici ed essere utilizzato anche per gli spostamenti del primo/ultimo miglio o per raggiungere importanti snodi, quali le stazioni ferroviarie. Secondo il presidente Archiapatti va inoltre integrato il Buono Mobilità (vigente dal 2020), che oggi prevede la copertura del 60% della spesa (fino a un massimo di 500 euro), per l’acquisto di biciclette, monopattini o mezzi simili, e per l’utilizzo di servizi di mobilità condivisa ad uso individuale, con esclusione però delle autovetture. Proprio l’auto non può essere esclusa dall’incentivo, secondo Aniasa: in un Paese come l’Italia, il car sharing può contribuire a sostituire l’utilizzo del mezzo privato, in particolare per i lunghi spostamenti cittadini per cui è difficile che gli utenti facciano ricorso ai servizi di micromobilità. Numerose amministrazioni italiane stanno pianificando piattaforme MaaS (Mobility as a Service) per abilitare l’integrazione tra le diverse opzioni di mobilità sostenibile presenti in città, disincentivando l’uso dell’auto privata: questa strada potrebbe evitare che gli operatori della sharing mobility debbano essere aggravati da ulteriori costi.

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