Alcune aziende stanno fermando la propria produzione a causa della carenza delle materie prime. Trasporti e settore della pesca in ginocchio a causa del caro-carburante. Lavori edilizi a rischio a causa dell’aumento dei prezzi in pochi mesi mentre le gare di appalto avevano previsto costi inferiori. Il sistema produttivo italiano è in ginocchio da questa spirale che si è innescata a fine 2021 e che adesso la guerra in Ucraina ha reso come una morsa mortale per l’economia. E in Sicilia si stanno levando più grida d’allarme dalle associazioni di categoria.
Confindustria Sicilia: “Le imprese siciliane non usciranno vive da questa crisi”
“Le imprese siciliane non usciranno vive da questa crisi. I rincari delle materie prime, l’aumento incontrollabile dei costi dell’energia, del gas, del carburante, l’ennesima tempesta insomma è per noi il colpo di grazia“. L’appello, anzi il “grido disperato”, viene da Confindustria Sicilia, ed è rivolto al governo regionale guidato da Nello Musumeci. Il tutto emerge da un incontro con il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, e il consiglio di presidenza di Confindustria Sicilia. Presenti all’incontro nella sede dell’assessorato dell’Economia il presidente di Confindustria Sicilia Alessandro Albanese e i vicepresidenti di Confindustria Sicilia Antonello Biriaco e Gregory Bongiorno. Le previsioni sono funeste: 20 milioni di ore di cassa integrazione. “Non ci saranno vie di uscita, non se le imprese resteranno sole e se il governo regionale non interverrà in maniera netta, convinta e drastica”, scrive Confindustria.
L’associazione degli insustriali sicilani chiede “un unico intervento sulla leva del costo del lavoro. Risorse per la decontribuzione, solo così potremo uscire dall’angolo. Serve un miliardo, non sono soldi che vanno alle imprese ma che servono alla diminuzione del costo dei lavoratori. Questa è la migliore manovra sociale che un governo possa intestarsi, perché solo così potrà salvare la produzione e l’occupazione. Dalle stime in nostro possesso infatti questa crisi alle imprese siciliane costerà 20 milioni di ore di cassa integrazione”. La situazione si aggrava per le imprese alimentari, che oltre ai rincari energetici, oltre alla crescita esponenziale dei costi del gas, soffrono l’assoluta irreperibilità delle materie prime. I dati sui rincari sono spaventosi: (più 37,7 per cento da ottobre 2020 a dicembre 2021, per le non energetiche). L’impennata dei prezzi di gas ed elettricità comporta per la manifattura un fortissimo incremento di costi per la fornitura di energia. Se in Italia nel 2019 il costo dell’energia era intorno agli 8 miliardi, oggi le stime ai prezzi attuali puntano a un balzo oltre i 50 miliardi. Le imprese devono affrontare anche difficoltà nel reperimento di materiali. Nel 2021 l’assoluta mancanza di materie prime è diventato il principale ostacolo alla produzione. Questi problemi sono dovuti a blocchi della produzione legati a lockdown locali (soprattutto in Asia) alla crisi energetica in Cina, alle difficoltà nella logistica dovute all’applicazione di protocolli sanitari più stringenti, alla chiusura del canale di Suez e di diversi porti cinesi, alla congestione dei porti europei e americani, alla carenza di navi e container, e poi il conflitto in Ucraina ha peggiorato la situazione in Europa, sul fronte della logistica trasporti e della disponibilità di alcune specifiche commodity, esempio il grano. Se queste considerazioni sono valide per il territorio nazionale, per la Sicilia la crisi è amplificata dalla mancanza di collegamenti infrastrutturali idonei.
Ance Sicilia: “Impossibile proseguire le attività”
“Il caro-carburanti, gas ed energia, i prezzi alle stelle delle materie prime, la difficoltà a reperirle e la chiusura degli impianti di produzione strozzati dal caro-bollette rendono impossibile proseguire le attività dei cantieri e costringono le imprese edili siciliane a sospendere tutto e a porre il personale in cassa integrazione per difficoltà di approvvigionamento dei materiali. E’ a rischio la sopravvivenza dell’intero comparto”. Lo annuncia Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che aggiunge: “Cominceranno le imprese del settore dei lavori stradali, a causa dell’aumento del 600% del costo dell’asfalto, che non rende più sostenibile l’esecuzione di interventi ai prezzi fissati all’atto dell’aggiudicazione dell’appalto. Seguiranno le imprese impegnate nei cantieri del ‘Superbonus 110%’ e del ‘Bonus facciate’ e, quindi, quelle interessate dalle infrastrutture strategiche e dagli appalti finanziati dal ‘Pnrr’. E’ persino a rischio la possibilità di completare le opere del ‘Pnrr’ entro le scadenze concordate con l’Ue”.
“Servono misure vere di emergenza – è il grido d’allarme del presidente dei costruttori siciliani – per salvare dal disastro il settore che più di tutti ha garantito la ripresa del Paese e della Sicilia. Non possiamo più attendere: i prezzi di bitume, acciaio e alluminio sono inarrivabili, tutti gli altri materiali scarseggiano e sono troppo cari; in più, la volatilità delle tariffe di elettricità, gas e carburanti rende insostenibile l’economia dei cantieri e i trasporti”.
Cutrone rivolge un appello al governatore Nello Musumeci, al governo regionale, ai deputati dell’Ars e ai parlamentari nazionali eletti in Sicilia, affinchè tutti insieme pressino sul governo nazionale e su Camera e Senato perché “siano adottate tutte le necessarie misure per calmierare i prezzi e per compensare adeguatamente gli aumenti intervenuti in fase di avanzamento dei lavori. Non ci bastano le misure varate finora in modo surrettizio e figurativo. Ed è anche necessaria una proroga dei termini del Superbonus 110%: in queste condizioni di difficoltà sarà impossibile completare entro il prossimo mese di giugno il 30% dei lavori nel caso di villette ed edifici unifamiliari”.
“Bisogna aiutare le imprese – conclude Cutrone – ad affrontare i maggiori costi. Il mercato peggiora di giorno in giorno, ormai è fuori controllo. Per questo occorre che le stazioni appaltanti applichino un adeguamento automatico dei prezzi delle forniture e dei materiali ai valori correnti di mercato”.
Confedercontribuenti: “Cancellare le accise sul carburante
La Confedercontribuenti che chiede l’immediata cancellazione o almeno la sospensione delle accise sul carburante, per dare una boccata di ossigeno ai contribuenti, alle imprese e agli autotrasportatori. A chiederlo a gran voce è il presidente nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro.
Caro-gasolio, ddl all’Ars per contributi alle imprese della pesca
Un contributo alle imprese siciliane del settore ittico per mitigare gli effetti dell’aumento del gasolio e della crisi per la pandemia. È la proposta contenuta in un disegno di legge presentato all’Ars, primo firmatario il deputato regionale di Attiva Sicilia, Sergio Tancredi. Il ddl individua una dotazione finanziaria di 10 milioni euro per gli anni 2021 e 2022 per il contributo carburante. Inoltre, prevede un incremento di 20 milioni euro per il Fondo di solidarietà della pesca. Tra le proposte del ddl anche un’indennità ai marittimi imbarcati sulle unità che hanno sospeso l’attività di pesca pari a 30 euro per ogni giornata di inattività, fino ad un massimo di 60 giorni.
“Già la pandemia – spiega Tancredi – aveva provocato nel 2021 considerevoli aumenti del costo del gasolio che, insieme al calo dei consumi, ha messo in ginocchio il settore della pesca in Sicilia. Gli ulteriori aumenti del 2022, con il prezzo del carburante schizzato in alto del 60%, sta rendendo le attività ittiche non economiche. Per la maggior parte delle imbarcazioni da pesca è diventato improduttivo andare in mare, con inevitabili ricadute sull’occupazione e sull’approvvigionamento di prodotti ittici per il nostro Paese. La norma che ho proposto – conclude Tancredi – mira ad introdurre misure in grado di mitigare gli impatti di questa crisi e tutelare redditi e occupazione di centinaia di imprese e lavoratori”.
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