Case popolari a Roma, parte la grande abbuffata da 300 milioni di euro per cambiare il volto delle tristi palazzine Ater. Un mare di soldi e di appalti con i quali la Regione Lazio, in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti e l’onnipresente Invitalia di Domenico Arcuri, vorrebbe dotare gli immobili di cappotti termici e pannelli fotovoltaici per trasformare i palazzi in gradi produttori di energia.
L’occasione è offerta dl cosiddetto SuperBonus 110%, cioè l’agevolazione che lo Stato fornisce (in questo caso a se stesso, attraverso la Regione Lazio), a chi vuole rendere efficiente dal punto di vista energetico, case, villette o condomini e che per molti proprietari di case è diventato un rebus, non solo per la difficoltà di completare le pratiche burocratiche, ma perché il vincolo del Superbonus prevede che l’immobile non sia stato oggetto di abusi edilizi.
Ma sul piano Ater Roma troppi gli interrogativi rimasti senza riposta nella comunicazione ufficiale della Regione Lazio, con la quale il presidente Nicola Zingaretti e l’assessore Massimiliano Valeriani hanno annunciato il mega piano di ristrutturazione per circa 14 mila dei 40 mila alloggi del patrimonio di case popolari.
Il primo dubbio è proprio per l’Ater, poiché il primo intervento prevede la creazione di un accordo quadro sotto l’egida di Invitalia per la selezione di tecnici (geometri, ingegneri e architetti) che dovranno fare un check sugli edifici e poi progettare gli interventi. Un giochetto che costerà 39,7 milioni di euro, anche se l’Ater dispone già di propri tecnici che (lotto per lotto) monitorano le palazzine e che conoscono tutti i problemi. In un sol colpo, Ater di fatto commissaria le proprie strutture tecniche affidando all’esterno un appaltone di solo progetto.
Secondo dubbio: una volta che Ater avrà i progetti in mano, affiderà sempre a Invitalia e con quale procedura (gare ad evidenza pubblica o gara ristretta) i lavori? Perché se così dovesse accadere, c’è il rischio che la grande abbuffata di soldi generata dai vantaggi fiscali messi in campo dal super bonus, finisca per scatenare diversi appetiti. E’ pur vero che il piano della regione Lazio parla genericamente di infissi, cappotti termici, pannelli fotovoltaici ed eventuali demolizioni/ricostruzioni degli edifici, ma si tratta pur sempre di opere minimali, che, se pilotate verso piccole e medie imprese del territorio, darebbero una boccata d’ossigeno al settore dell’edilizia romana messo in ginocchio dalla pandemia. Invece, l’entità e la semplicità degli interventi ipotizzati, apre le porte ai giganti dell’energia che si troverebbero bell’e pronto un campo di produzione sterminato a costo zero, quando invece le attuali condizioni di mercato, li portano a realizzare impianti chiavi in mano senza nessun onere per chi mette a disposizione gli spazi per posare i pannelli fotovoltaici.
Infine, l’ultimo dubbio, quello che potrebbe già configurarsi come un megabusiness occulto: Ater è una società pubblica che a fine intervento si troverà ad essere un produttore di energia di primissimo piano ma non si occupa certo di energia e quindi che farà? Venderà direttamente energia a qualche player del settore, oppure selezionerà e con quale criterio, un gestore a cui affidare il super business che si prepara. Dubbi che non trovano nessuna risposta nel piano presentato dalla Regione che si limita a parlare genericamente di risparmio energetico e diminuzione dell’inquinamento da CO2.
Per ora chi ci guadagna sono coloro che vinceranno l’appalto quadro di Invitalia: 39,7 mln alla faccia dei tecnici Ater.
Source: affaritaliani.it
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